Trombosi Venosa Retinica

La trombosi venosa retinica è una patologia abbastanza frequente nella pratica clinica oculistica. Si presenta con una riduzione improvvisa ed importante dell’acuità visiva monolaterale.

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La gravità del quadro clinico è in relazione alla sede e all’estensione del fenomeno trombotico alla base dell’occlusione. Il danno che si produce alla funzione visiva può rimanere in seguito stabile, con compromissione più o meno importante del visus, oppure migliorare in modo significativo nell’arco di qualche mese.

Le cause che portano all’occlusione venosa retinica non sono state ancora del tutto chiarite, anche se si è constatata una significativa correlazione con alcune patologie sistemiche, quali il diabete mellito e l’ipertensione arteriosa, con alcune malattie proprie dell’occhio come il glaucoma, o ancora con anomalie congenite o acquisite della coagulazione (deficit di Antitrombina III, deficit di Prot. C, deficit di Prot. S, Resistenza alla Proteina C Attivata, polimorfismo della Protrombina, anticorpi antifosfolipidi, iperomocisteinemia) e con l’assunzione di contraccettivi orali.

La diagnosi risulta in genere agevole e si basa su un esame del fondo oculare e sull’esecuzione di una fluorangiografia.
Frequentemente la trombosi venosa retinica è accompagnata da fenomeni emorragici visibili all’esame oculistico e secondari alla stasi venosa conseguente alla trombosi.

Attualmente non vi è accordo su quale sia il trattamento medico di elezione che viene spesso impostato in base all’esperienza personale del medico e non vi sono al momento linee guida al riguardo. Vi sono in letteratura alcune segnalazioni che suggeriscono di utilizzare un trattamento anticoagulante o antiaggregante senza nessuna evidenza che l’uno sia meglio dell’altro.

Sono attualmente in corso studi clinici che hanno l’obiettivo di chiarire quale sia la terapia ottimale per questa patologia. Peraltro può essere indicato un approfondimento dei fattori di rischio ematologici in pazienti con trombosi venosa retinica in età giovanile (<50 anni), con recidiva controlaterale senza fattori di rischio noti, con familiarità per eventi tromboembolici.

In tutti questi casi è indicata l’esecuzione di una visita ematologica per valutare eventuali anomalie della coagulazione in senso trombofilico e identificare quindi la terapia ottimale.