Terapia Fotodinamica: una Nuova Cura per la Maculopatia Degenerativa

Si chiama terapia fotodinamica ed è una nuova cura in grado di combattere la maculopatia degenerativa, una malattia che compromette la vista ed è, addirittura, la prima causa di cecità dopo i 55 anni.

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“La tecnica si basa sull’azione combinata di un particolare laser, che non scalda, e di una sostanza, la verteporfina, che viene iniettata alla persona malata” spiega Rosario Brancato, direttore del Dipartimento di oftalmologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

“La maculopatia, infatti, provoca una crescita anomala dei vasi sanguigni posti al di sotto della retina. Che ne invadono lo spazio e causano, quindi, la riduzione della capacità visiva. Grazie all’azione del raggio luminoso, il farmaco si attiva nei tessuti dell’occhio e dissolve tutti i capillari in eccesso”.

Come funziona
Finora la maculopatia veniva curata usando un laser termico per bruciare i vasi sanguigni. Ma questo comporta sempre il rischio di danneggiare anche i tessuti sani e provocare, di conseguenza, un ulteriore calo della vista. La nuova terapia, invece, appare più sicura e mirata.

A curare, infatti, non è il laser ma la sostanza iniettata: la verteporfina. E l’operazione è molto semplice e indolore. “La persona viene fatta distendere su un lettino” spiega Ugo Menchini direttore del Dipartimento di oculistica II dell’Università di Firenze. “Quindi le viene iniettata con un’endovena la verteporfina. Perché arrivi esattamente al bersaglio, il farmaco è racchiuso dentro minuscoli vettori, che hanno la caratteristica di legarsi alle cellule di colesterolo presenti nel sangue.

L’iniezione dura 10 minuti, durante i quali la verteporfina si diffonde in tutto l’organismo e si accumula, in maniera particolare, nei nuovi vasi sanguigni che si sono formati intorno alla retina. Questi capillari, infatti, hanno bisogno di molto colesterolo per crescere e quindi lo prelevano dal sangue”. Dopo cinque minuti dall’iniezione lo specialista avvicina all’occhio malato una speciale lente con il raggio laser. Che non brucia i tessuti, ma ha solo il compito di illuminare le cellule che contengono la verteporfina.

La sostanza, sensibile alla luce, si attiva. E agisce occludendo i vasi sanguigni in eccesso, senza danneggiare i tessuti circostanti: così consente il recupero della vista perduta. Di solito basta una sola seduta, anche se, talvolta, è necessario ripetere il trattamento a distanza di tre mesi, se alcuni vasi si sono riformati.

La terapia non causa dolore e non richiede alcun bendaggio degli occhi. Dopo l’operazione non sono necessarie particolari precauzioni. Nelle 48 ore successive all’intervento basta solo evitare il sole diretto, la luce molto forte o qualunque tipo di intervento con il laser (come quello del dentista) perché riattivano la verteporfina che è ancora in circolazione. E che, invece, va smaltita dall’organismo.

A chi serve
La nuova terapia è efficace anche per curare persone molto giovani. Chi soffre di gravi forme di miopia durante l’infanzia, spesso verso i 18 anni viene colpito anche da maculopatia degenerativa. In questo caso si può ricorrere alla terapia fotodinamica per curare entrambi i disturbi. “Una volta diagnosticato il problema, più presto si cura e migliori saranno i risultati della terapia” precisa Ugo Menchini.

Secondo gli specialisti, i pazienti giovani hanno buone probabilità di arrestare la maculopatia e anche di migliorare la vista, con un recupero che, in media, va da 4 a 8 decimi. Visti i vantaggi della terapia fotodinamica, nonostante sia stata introdotta in Italia recentemente, è già presente in 120 strutture sanitarie: il 60 per cento sono ospedali pubblici. Per sapere quale ospedale la applica basta chiedere alla propria Asl. Il trattamento è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale.