Storia dell’Iridologia: dagli Egizi a Menetrier

L’iridologia è la scienza che, attraverso l’osservazione e lo studio dell’iride, indaga gli aspetti fisici e psichici dell’uomo, determinando quindi le sue predisposizioni a contrarre determinate patologie, il grado di intossicazione e le reazioni a livello comportamentale.

iridologia-diatesica

Con l’iridologia si effettua un esame dell’iride per stabilire un bilancio preventivo e globale della salute: attraverso l’iride si può conoscere la costituzione organica del soggetto, la sua vitalità, la capacità reattiva sia fisica sia psicologica, lo stato e la condizione dei suoi organi, sia nell’adulto sia nel bambino, per il quale questo tipo di accertamento è di particolare interesse, in quanto permette di evidenziare e, soprattutto, prevenire disposizioni patologiche di organi e sindromi familiari.

Questa disciplina ha una lunga tradizione e veniva probabilmente praticata già tra gli Ebrei e in Egitto.
E’ comunque dopo gli studi e la pubblicazione, nel 1880, del primo trattato sull’iridologia ad opera di un medico ungherese, Ignaz Peczely, che questa scienza ha attirato l’attenzione di medici e naturopati: dopo i primi studi iridologici furono create delle mappe iridee in cui vennero localizzate le varie parti del corpo umano.

L’iridologia veniva usata principalmente per diagnosticare patologie dell’organismo, utilizzando un approccio “statico”, cioè analizzando i settori iridei correlati a organi e apparati. E’ solo dopo gli studi del francese Ménétrier che è stato possibile gettare le basi per un nuovo approccio all’iridologia.

Egli, infatti, aveva identificato la Diatesi di un soggetto con il suo “terreno” (cioè l’insieme delle predisposizioni ereditarie o acquisite, di origine sia organica sia psichica, proprie di un individuo).
Ménétrier non solo definiva la predisposizione di un soggetto a contrarre una determinata malattia, ma prendeva in considerazione anche le caratteristiche intellettuali (memoria, creatività, concentrazione…), quelle psicologiche (ottimismo, pessimismo, indifferenza…), il suo potenziale di energia (forza, debolezza…), la qualità del sonno.

Lo studioso divise poi i soggetti da lui analizzati in quattro gruppi omogenei, cioè quattro diatesi, che chiamò con i seguenti nomi:

  • Diatesi 1 o Allergica
  • Diatesi 2 o Ipostenica
  • Diatesi 3 o Distonica
  • Diatesi 4 o Energica

Le diatesi di Ménétrier gettarono le basi per un nuovo modo di considerare lo studio dell’iride, in modo non più statico (la sola localizzazione degli organi sull’iride) bensì dinamico, in cui l’iride è vista nella sua interezza e complessità.
Le variazioni dei colori fondamentali dell’iride, le differenti sfumature, dipendono dal terreno personale, da fattori ereditari o da alterazioni metaboliche.

Gli aspetti costituzionali e distesici giocano un ruolo determinante nella tendenza a contrarre malattie, di conseguenza esaminare l’iride prescindendo da un’accurata analisi della morfotipologia e morfopsicologia individuale non potrà condurre che a risultati mediocri.

Per tale motivo è rigorosamente sconsigliabile svolgere un esame irideo esclusivamente su fotografia. L’Iridologia diatesica consente di evidenziare i rapporti tra i segni e i sintomi percepiti che derivano da risposte anomale a situazioni-stimolo e di verificare inoltre la natura delle impronte iridee quali indici di una precisa struttura costituzionale, che è in parte innata, memoria ereditaria, dipendente dal programma genetico e che si trasmette attraverso le generazioni (genotipo) e in parte acquisitea, memoria individuale, dipendente da sintesi biochimiche e da regolazioni enzimatiche (fenotipo).

Appare allora evidente che l’iridologia si distingue quale tecnica di indagine causale, perché verifica l’entità delle due componenti precedentemente descritte e lascia al sintomo descrittivo la sola funzione di segnale di allarme. L’iridologia diatesica trova quindi un proprio spazio nella prevenzione delle malattie individuando il grado di intossicazione dell’organismo; può essere anche la base per aumentare la conoscenza di se stessi, del proprio terreno e, quindi, delle proprie “tendenze” o “predisposizioni”, adottando quegli atteggiamenti utili (a livello psicologico, alimentare o nello stile di vita) per un’esistenza equilibrata, armoniosa, sana e felice.