Il Simulatore di Realtà Visiva SRV

Potrebbe risultare utile in medicina legale o durante una indagine giudiziaria. E’ il Simulatore di Realtà Visiva (SRV), metodica messa a punto dal Dott. Massimo Filippello di Catania ed utilizzata per l’analisi delle immagini dell’occhio umano, con la quale si è in grado di vedere “quello che l’occhio effettivamente vede” o di ricostruire, tenendo conto delle aberrazioni dell’occhio, una scena che un individuo sostiene di aver visto.

simulatore

Il metodo, che utilizza in combinazione tra loro tecniche fotografiche e di ricostruzione delle immagini analizzate con le aberrazioni ottiche dell’occhio da esaminare, può essere molto utile nei casi di medicina legale, in cui si discute se a seguito di un intervento o di un trauma oculare si sia determinata una riduzione dell’acutezza visiva.

L’SRV può essere estremamente utile nei casi in cui un testimone asserisce di aver visto qualcosa o qualcuno a una certa ora di un certo giorno. In questi casi l’analisi visiva permette di valutare in prima istanza se quanto dichiarato era realmente visibile o no, e di decidere in modo scientifico se avviare o archiviare un’indagine.

L’SRV può essere eseguito solo su soggetti che non hanno gravi patologie oculari. E’ possibile, invece, analizzare qualunque immagine anche in presenza dei difetti di vista più disparati.Nei primi anni 80 grazie agli studi di F. Zernike, un matematico polacco premio Nobel per le sue ricerche in astro fisica, si è iniziato a studiare come correggere le leggi matematiche che regolavano i meccanismi della percezione delle immagini.

Gli studi di Zernike ebbero subito riscontro in una nuova serie di lenti utilizzate nei telescopi che riuscivano ad ottenere immagini del cosmo migliori delle precedenti. In quegli anni, una famosa missione spaziale della Nasa mise in orbita un telescopio che doveva permettere di superare le imperfezioni ottiche create dall’atmosfera. Il telescopio Hubble doveva inviare dallo spazio immagini perfette e ad una risoluzione mai vista prima.

Quando furono analizzate le prime immagini, la delusione dei ricercatori fu enorme. Purtroppo a causa di alcune imperfezioni costruttive di una lente del telescopio le immagini dello spazio erano sfocate e inutilizzabili. Bisognava correggere con una nuova lente le imperfezioni create dalle altre lenti del telescopio. In altre parole bisognava fare l’esame del visus al telescopio e dare un nuovo occhiale correttivo del difetto di vista del telescopio, proprio come facciamo con l’occhio umano. La differenza fondamentale era proprio che in questo caso non servivano i decimi di vista, ma era necessaria un tecnica di correzione delle immagini per vedere a fuoco esattamente quello che il telescopio era in grado di vedere dallo spazio.
Grazie agli studi di Zernike fu analizzato l’immagine sfocata e da questa si è risaliti ai difetti delle lenti ed infine alla lente in grado di annullare i difetti costruttivi. Il risultato fu di ottenere finalmente immagini perfette. Alla fine degli anni 90 queste tecniche di studio furono applicate alla vista e alla correzione laser dei difetti di vista. La modificazione della vista creata dalle imperfezioni oculari è chiamata ”fronte d’onda”. Questo va immaginato come un insieme di alterazioni ottiche che si frappongono fra la retina e la realtà che noi vediamo. Le imperfezioni che costituiscono il fronte d’onda si chiamano ”aberrazioni oculari”.

Nel nostro occhio queste aberrazioni sono sempre presenti e possono essere considerate alla stregua di una impronta digitale. Infatti sono assolutamente diverse da individuo ad individuo e si modificano negli anni. Le strumentazioni che analizzano il fronte d’onda e le aberrazioni in esso contenute si chiamano aberrometri. Questi apparecchi sono in grado di dirci con sufficiente precisione quali e quante imperfezioni ottiche sono contenute nell’occhio umano.

L’organo della vista vede ed invia le immagini al cervello con una apertura focale analoga ad un obiettivo di 50 millimetri di una macchina fotografica. Se guardiamo un oggetto ad una distanza pre definita e, contemporaneamente, scattiamo una foto con un obiettivo da 50 millimetri otteniamo su carta fotografica quello che abbiamo visto con i nostri occhi. L’unica differenza tra quanto noi vediamo e la nostra foto sarà data dalle imperfezioni oculari ed in definitiva dalle aberrazioni oculari presenti nell’occhio in grado di farci vedere in modo diverso l’oggetto fotografato.
Con il Simulatore di Realtà Visiva (SRV) si è in grado vedere ”quello che l’occhio effettivamente vede” senza limitarsi a misurare in decimi la vista, o di ricostruire una scena che un individuo sostiene di aver visto; utilizzando in combinazione tra loro tecniche fotografiche e di ricostruzione della immagine analizzate con le aberrazioni ottiche dell’occhio da esaminare.

Questa nuova tecnica di indagine visiva ha attualmente dei limiti che si prevede saranno rapidamente superati nel tempo. Attualmente, l’SRV può essere eseguito solo su soggetti che non hanno patologie oculari retiniche centrali, del cristallino e della cornea. Viceversa è possibile analizzare qualunque immagine anche in presenza dei difetti di vista più disparati. Pertanto, sia i soggetti che hanno una vista normale (10 decimi) o meno, senza occhiali o con occhiali o lenti a contatto possono essere sottoposti all’esame.