Dizionarietto di Oculoprotesica – Parte Seconda

oculoprotesicaBorsa di tabacco: particolare metodo di sutura, nell’intervento di eviscerazione, in cui la sclera viene suturata frontalmente tramite due fili che vengono tirati ed annodati fino a richiudere il tessuto come in una borsa di tabacco.Cantoplastica: intervento di ricostruzione plastica del canto, generalmente dopo fatti traumatici oppure per correggere asimmetrie della rima palpebrale.

Chemioterapia: è un trattamento sistemico che può agire sulle cellule tumorali in tutto l’organismo. Consiste nella somministrazione di uno o più farmaci antitumorali, o antiblastici, sia per via orale che per endovena. In entrambi i casi il farmaco entra nel sangue che lo trasporta in tutto l’organismo. La chemioterapia viene attuata spesso quando il melanoma è in metastasi, ossia si è diffuso ad altri organi. La maggior parte dei chemioterapici impiegati nel trattamento antitumorale producono perdita di capelli e conducono all’alopecia.

Cheratoplastica: (trapianto di cornea) intervento che consiste nella sostituzione parziale o totale della cornea alterata sostituendola con una cornea di donatore. Il prelievo della cornea avviene nel donatore dopo l’arresto cardiaco (almeno 20 minuti consecutivi di elettrocardiogramma piatto). Il prelievo corneale si può eseguire fino a 6 ore dopo il decesso. Una volte prelevate, le cornee vengono poste in un liquido di conservazione che ne consente l’uso anche a distanza di alcuni giorni. Questo consente anche la esecuzione di esami per prevenire la trasmissione di malattie infettive.

Demolizione: termine riferito ad un intervento chirurgico con ampia asportazione di tessuto. Più l’intervento è demolitivo più sarà importante e vasta la protetizzazione. Oggi si tende ad intervenire nel modo meno demolitivo possibile anche per causare un minore trauma psicologico.

Dermograsso: Tessuto autogeno utilizzato per impianti di riduzione dell’enoftalmo nelle cavità anoftalmiche.

Enucleazione: (exenteratio bulbi) intervento che consiste nella rimozione totale del bulbo oculare e di parte del nervo ottico. Le cause principali dell’enucleazione comprendono occhi ciechi dolenti (ad esempio in seguito a grave glaucoma), tumori maligni, gravi traumi con nessuna possibilità di recupero visivo. Al termine dell’intervento può essere inserito nella cavità un impianto per la mobilità (endoprotesi). In ogni caso, ad intervento concluso, è consigliabile l’uso di un conformatore durante la cicatrizzazione per mantenere la corretta funzionalità palpebrale ed impedire una rapida retrazione della cavità con perdita di volume e di spazio, poi difficilmente recuperabili.

Eviscerazione: (evisceratio bulbi) intervento che consiste nello svuotamento della sclera praticato, quando possibile, al posto dell’enucleazione. In questo intervento vengono mantenuti intatti il guscio sclerale con i relativi muscoli extraoculari, il nervo ottico ed il tessuto connettivale. Al termine dell’intervento la sclera può essere suturata a borsa di tabacco oppure dentro di essa può essere inserito un impianto per la mobilità. Dal momento che il bulbo rimane intatto il paziente subisce un trauma decisamente inferiore ed anche il risultato estetico è migliore che con l’enucleazione. In taluni casi è addirittura possibile non asportare la cornea che rimane così vitale e sensibile. Di ciò dovrà tenere conto il protesista applicando non una semplice protesi sottile ma una protesi a guscio con la superficie interna a doppia curvatura per evitare il contatto di essa sulla cornea che ne pregiudicherebbe la tollerabilità. Il limite di questo intervento è il suo ridotto campo di applicazione: è sconsigliato infatti nei casi di neoplasie dove non esiste la certezza che la lesione possa essersi già estesa alla sclera ed alle regioni circostanti.

Exenteratio orbitae: intervento di rimozione dell’intero contenuto orbitario: bulbo oculare, tessuti circostanti e palpebre. Viene eseguito nel tentativo di arrestare la diffusione di un tumore maligno del bulbo, delle palpebre o dei tessuti circostanti dopo che le terapie alternative non si sono rivelate efficaci e quando la semplice enucleazione non può scongiurare il rischio di estensione della neoplasia. E’ un intervento ampiamente demolitivo che impone l’applicazione di un’epitesi ricostruttiva, pregiudicando in modo pesante l’aspetto estetico del paziente che non potrà essere protetizzato con un impianto mobile, essendo stati asportati tutti i muscoli ed i tessuti dalla cavità.

Fascia lata: tessuto tendineo prelevato dalla spina iliaca della tibia ed utilizzato per innesti nelle tecniche ricostruttive dell’orbita.

Fibrovascolarizzazione: (colonizzazione) processo di integrazione dei tessuti dell’organismo con un materiale biocompatibile posto per molto tempo a loro contatto: consiste nella proliferazione dei vasi e dei fibroblasti che dai tessuti penetrano nel materiale estraneo. E’ il processo che caratterizza i moderni impianti in idrossiapatite.

In situ: “sul posto”, cioè senza rimuovere ma agendo nella stessa sede. Così viene definito qualsiasi intervento o modifica ad un impianto protesico eseguito senza la rimozione dell’impianto stesso. Si definisce “in situ” anche la corretta posizione “di lavoro” di qualsiasi impianto, protesi o lentina.

Maxillofacciale: branca dell’otorinolaringoiatria che studia il blocco orbito – nasale – mascellare con particolare riguardo alla ricostruzione delle pareti osteo-cartilaginee in seguito ad incidenti o patologie.

Mucosa buccale: (mucosa labiale) Tessuto che riveste l’interno della cavità orale, utilizzato per la ricostruzione plastica dei fornici congiuntivali.

Oculoplastica: branca dell’oftalmologia che tratta la ricostruzione plastica degli annessi oculari (orbita, palpebre, ecc.) tra i quali è annoverata anche la chirurgia della cavità anoftalmica.

Odontocheratoprotesi: innesto di dentina in un bulbo a cui è stata praticata cheratotomia. L’innesto permette la visione ma lascia il bulbo in condizione estetiche notevolmente compromesse tanto che dev’essere applicata su di esso una lente cosmetica di ricoprimento.

Radioterapia: disciplina clinica che si serve delle radiazioni ionizzanti per la cura dei tumori, può essere usata in alcune forme tumorali o in alcuni stadi di esse come terapia esclusiva oppure può integrarsi con chirurgia e chemioterapia. La sostanza radioattiva, racchiusa in appositi contenitori come aghi o capsule, viene posta a contatto con il tessuto da trattare ed emette le radiazioni terapeutiche oppure, nel caso della roentgenterapia, trattamento ancora utilizzato, vengono impiegate le onde elettromagnetiche (raggi X). L’impiego di radiazioni per la cura dei tumori oculari può causare a lungo andare fenomeni di retrazione dei tessuti che spesso provocano un notevole deficit sia estetico che funzionale, rendendo particolarmente difficoltosa un’eventuale applicazione protesica.

Resezione: Intervento chirurgico che consiste nell’asportazione parziale o totale di un organo o di una struttura anatomica con successiva ricostruzione delle parti restanti in modo da ripristinare almeno la continuità dei tessuti.

Ricostruzione: in chirurgia sono così definiti quegli interventi che ricostruiscono un organo od una parte del corpo deturpati o irrimediabilmente compromessi dai postumi di una patologia o di un fatto accidentale. In oftalmologia sono frequenti le ricostruzioni palpebrali e quelle della cavità, soprattutto dopo ustioni o interventi ampiamente demolitivi.

Tarsorrafia: intervento con il quale vengono saldati i bordi palpebrali fra di loro, riducendo l’apertura della rima palpebrale. Si pratica in pazienti affetti da esoftalmo di origine tiroidea, da paralisi di Bell o in tutti quei casi dove è presente un’esposizione cronica o temporanea della cornea. Questo intervento può essere eseguito anche in certi casi di secchezza oculare dovuti al pemfigoide oculare.

Tessuti di ricoprimento: tessuti congiuntivali o connettivali che vengono utilizzati in un intervento allo scopo di ricoprire un impianto o di rivestire una sutura interna.

Vitrectomia: Intervento di asportazione del corpo vitreo quando ad esempio, esistono emorragie che interessano il vitreo o quando processi proliferativi
retino-vitreali determinano dannose trazioni sul piano retinico. Questa tecnica prevede l’inserimento all’interno della camera vitreale di una cannula che seziona ed aspira il vitreo in modo che sangue, membrane e fibrina possano essere rimossi. I risultati dell’intervento di vitrectomia sono migliori quando la cecità è dovuta esclusivamente all’opacizzazione del vitreo da parte del sangue mentre sono meno favorevoli dal punto di vista funzionale quando la retina è già stata gravemente danneggiata. Normalmente si usa sostituire il corpo vitreo asportato con una sostanza cosiddetta “viscoelastica”.
in collaborazione con Dalpasso.it