L’Oculistica al Tempo degli Egizi

Tra le stele tombali rinvenute in seguito agli scavi del 1920 in Egitto ve n’è una appartenente ad un tale di nome Pepi-Ankh-Or-Iri definito oculista, mago, astrologo e medico del ventre, sapiente e capace di dominare gli scorpioni.

occhio-horus

 

Ancora una volta capiamo come nell’antichità il legame tra medicina e magia risultasse inscindibile. Erano soprattutto le malattie interne, per l’incapacità di costruire un valido discorso eziologico, ad essere considerate magiche e misteriose.

Per quanto riguarda l’oculistica i progressi degli Egiziani in direzione di un’impostazione scientifica della disciplina sono notevoli. Innanzitutto la formazione del medico passava non solo attraverso l’insegnamento impartito nei templi, ma anche attraverso l’apprendistato nelle cosiddette Case della Vita.

Numerosi erano i testi sacri che un bravo medico era tenuto a conoscere e a seguire: accanto a formule magiche vi si potevano trovare descrizioni anatomiche dettagliate e precise. Dagli scritti di alcuni papiri ci accorgiamo addirittura che molte delle affezioni patologiche tutt’oggi riconosciute erano già state individuate, anche se ovviamente venivano definite in un altro modo. Anche l’epoca egizia ci ha consegnato statue i cui volti presentano alterazioni patologiche a livello degli occhi; in più, nelle stele, nelle iscrizioni e negli affreschi funerari, troviamo la descrizione di casi particolari di patologie oculari e anche la rappresentazione di alcuni interventi.
A conferma che la chirurgia oculare fosse regolarmente praticata, sono stati rinvenuti veri e propri ferri chirurgici in ferro battuto, astucci in avorio per custodirli, pinze per la rimozione delle ciglia e diversi flaconi porta colliri. I medici egiziani, vale la pena di ricordarlo, erano anche in grado di suturare le ferite.

Nell’operazione di mummificazione il bulbo oculare veniva rimosso e al suo posto nella cavità orbitaria venivano collocati cotone, cipolla e occhi artificiali. Pare anche che ci fosse un vero e proprio «dio protettore» degli oculisti: era chiamato Thot, dio della saggezza e della scrittura ed era considerato autore di ben 42 libri ermetici.