Danni della Luce Sulla Retina e I Meccanismi di Difesa Naturali

La luce può essere un’alleata o una nemica dell’occhio a seconda di come la si utilizzi. Essa è indispensabile alla vita dell’occhio. Da oltre due decenni molti ricercatori si sono concentrati sullo studio dei rapporti tra luce ed occhi. Già nel 1980 il professore Ham e i suoi collaboratori, hanno stabilito che il danno retinico causato dalla luce è strettamente legato alla lunghezza d’onda incidente.

raggi

Nelle lunghezze d’onda elevate, nel vicino infrarosso, la radiazione risulta poco o per nulla dannosa; le radiazioni con lunghezza d’onda corta risultano invece estremamente dannose. Il danno retinico da raggi luminosi è mediato da effetti meccanici, termici o fotochimici.

Abbiamo la lesione termica (fotocoagulazione), causata da un’esposizione breve ma intensa alla luce o dopo un’esposizione più lunga a raggi con una lunghezza d’onda sufficiente a produrre un aumento della temperatura di almeno 15°C.

La lesione fotochimica deriva da reazioni fotochimiche intraretiniche causate da irradiazioni troppo basse per provocare fotocoagulazione (la temperatura retinica va a 4-5°C).

La gravità del danno provocato dalla luce dipende dunque da queste caratteristiche della sorgente luminosa:

  • durata
  • intensità
  • spettro

L’occhio è dotato di meccanismi di difesa individuali:

  • il riflesso di ammiccamento (le ciglia e le sopracciglia sono un sistema di protezione alla luce),
  • la cornea: risulta opaca alle radiazioni con lunghezza d’onda inferiore a 300 nm, essa riflette i raggi luminosi non incidenti perpendicolarmente alla sua superficie,
  • iride: più è scuro il colore dell’iride e maggiore è la protezione per la retina,
  • miosi: la dilatazione pupillare aumenta il rischio di danno retinico alla luce,
  • cristallino: assorbe le lunghezze d’onda tra i 30 ed i 400 nm,
  • retina: i segmenti esterni dei fotorecettori rilasciano i dischi contenenti fotopigmento, sono così eliminate da un’esposizione eccessiva quelle strutture oculari che dalla luce potrebbero subire danni.

Vi sono particolari condizioni in cui vengono a mancare o sono alterati i meccanismi di difesa e che determinano delle malattie:

1. la retinopatia attinica dei saldatori;

2. la retinopatia da esposizione a sorgenti laser;

3. la retinopatia da esposizione alla luce del microscopio operatorio;

4. la retinopatia da esposizione alle unità di terapia intensiva neonatale;

5. la retinopatia solare.

Da oltre due decenni molti ricercatori si sono concentrati sullo studio dei rapporti tra luce ed occhi

1. LA RETINOPATIA ATTINICA DEI SALDATORI.

La prolungata esposizione alla luce della saldatura ad elettrodo (luce blu) produce tale patologia. I suoi sintomi consistono nell’annebbiamento visivo con la formazione di una macchia cieca nel campo visivo (scotoma), nella visione degli oggetti colorati di rosso (eritropsia) e nella riduzione dell’acuità visiva fino a 3/10.

2. LA RETINOPATIA DA ESPOSIZIONE A SORGENTI LASER.

L’utilizzo del laser da parte degli oculisti può provocare loro una riduzione della capacità di discriminazione dei colori. L’utilizzo di opportuni filtri oggi riduce di molto tale rischio.

3. LA RETINOPATIA DA ESPOSIZIONE ALLA LUCE DEL MICROSCOPIO OPERATORIO.

Numerose sono le pubblicazioni che attestano la fototossicità retinica indotta dal microscopio operatorio in seguito a trattamenti intraoculari. L’intervento alla cataratta è l’intervento che presenta i maggiori rischi in tale senso.
Già da tempo ci si è attivati per ridurre i rischi per la retina durante gli interventi chirurgici: vengono usate, se possibile, tecniche meno invasive, si adottano lenti intraoculari protettive contro i raggi UV, microscopi operatori con filtri UV.

4. LA RETINOPATIA DA ESPOSIZIONE ALLE UNITA’ DI TERAPIA INTENSIVA NEONATALE.

L’esposizione dei neonati alla luce dell’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) è stata associata a problemi visivi acuti. L’esposizione continua alla luce, l’adozione di terapie che prevedano l’utilizzo supplementare di ossigeno, possono provocare danni retinici ai neonati, vista l’immaturità delle retine dei bambini di età inferiore alle 29 settimane.

5. LA RETINOPATIA SOLARE.

Inizialmente si riteneva che la retinopatia solare fosse dovuta a fotocoagulazione retinica, recenti studi hanno dimostrato che la luce solare produce un aumento della temperatura retinica di soli 4°C, di molto inferiore ai 15 necessari per provocare una fotocoagulazione. La retinopatia solare viene definita anche retinopatia da eclissi solare,poiché la causa più frequente è la visione delle eclissi senza le adeguate protezioni oculari.

I sintomi riferiti dai pazienti sono solitamente una riduzione dell’acuità visiva, uno scotoma centrale, discromatopsia (alterazione della percezione dei colori), fotofobia.

Conclusioni

In conclusione possiamo sostenere che esistono delle condizioni soggettive fisiologiche portano ad una maggiore o minore protezione del singolo verso la luce.

Il massimo impegno va posto nella prevenzione, sin dall’infanzia, quando il bambino è più esposto ai rischi di retinopatia. Questo impegno deve essere ancora più costante quando esistono particolari fattori di rischio come, ad esempio, malattie oculari nei familiari o occhi chiari, scarsamente muniti del necessario pigmento protettivo.

Le protezioni da adottare sono abbastanza semplici. Prima di tutto occorre usare i cappelli con visiera, poi gli occhiali da sole schermati con lenti idonee, di buona qualità, atte a bloccare la luce blu, la più dannosa per la retina.

E’ infine necessaria un’adeguata dieta a base di frutta e di verdure per fornire l’occhio di una serie di sostanze “proteggenti”, cosiddette antiossidanti, in grado cioè di contrastare l’invecchiamento dei tessuti.  Tra queste la luteina, le vitamine C ed E.