Iridologia: Cosa è, a Cosa Serve

Il corpo umano è un sistema di comunicazione assai complesso e interattivo: riceve dall’esterno e comunica dall’interno. Tralasciamo, per ora, l’aspetto ricettivo e soffermiamoci su quello comunicativo. Il corpo umano parla e parla di sé. Se qualcosa non va ce lo dice e ce lo dice attraverso tutte le sue componenti. Basta saperlo ascoltare ed osservare.

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Ce lo dice non solo facendoci provare dolore, ma attraverso la pelle, attraverso gli occhi. Sì, con gli occhi. Questo è il principio che sta alla base dell’iridologia, la disciplina che studia l’iride ed il rapporto che lega questa alle condizioni particolari e generali dell’organismo. L’occhio invia al cervello, attraverso il nervo ottico, le sensazioni registrate dall’esterno e, attraverso l’occhio, il cervello comunica all’esterno le sensazioni ricevute dall’interno.

Ogni alterazione patologica lascia perciò un segno nell’iride sotto forma di macchie, punti, ecc. Stando alle ipotesi della iridologia, all’aspetto dell’iride corrispondono determinate condizioni dell’organismo: costituzione, temperamento, condizioni generali di salute, alterazioni funzionali ed organiche di organi o apparati.

Se si osservano, quindi, le condizioni anatomiche dell’iride (alcuni studiosi estendono l’osservazione anche alla pupilla e alla cornea) – la struttura, il colore, la densità del tessuto irideo – e i segni iridei – iperpigmentazione, macchie, rigonfiamenti, ipopigmentazioni, solchi, fessure – è possibile conoscere e determinare le condizioni dell’organismo, desumendo queste ultime dallo studio delle aree iridee in cui si proietterebbero organi e apparati.

In Italia, l’iridologia medica non ha mai trovato grande considerazione; eppure questo mezzo di diagnostica complementare, che non intende cioè sostituirsi ai mezzi tradizionali, ha da tempo dei cultori convinti, specialmente nei paesi anglosassoni. Fu un medico ungherese, il Dott. Ignazio Peczely, a gettare per primo le basi dell’iridologia alla fine del secolo scorso. Da allora si sono moltiplicati gli studi e le osservazioni che hanno dimostrato i rapporti esistenti fra alcuni “segni” che si apprezzano osservando sia la superficie dell’iride che la forma della pupilla e lo stato organico del soggetto.

Si è pervenuti così alla conoscenza di una vera e propria mappa iridea che, secondo il tipo e la topografia dei vari segni, permetterebbe di prevedere l’interessamento a carico dei vari sistemi e apparati organici (respiratorio, digestivo, genito-urinario, nervoso). Per indagare il tessuto irideo nei particolari, e poter precisare esattamente le sue aree, si è soliti suddividere l’iride in settori radiali (corrispondenti alle ore dell’orologio) e in zone circolari (anelli concentrici): coordinando questi due dati di riferimento è possibile localizzare con precisione ogni piccola area iridea.

Al di là della sua peculiare struttura, alla quale viene data importanza per le interpretazioni della costituzione e delle predisposizioni funzionali, la superficie dell’iride è anche luogo di proiezione periferica degli organi e degli apparati, delle loro funzioni e disfunzioni, del loro stato di malattia.
Gli studiosi sono, quindi, giunti ad elaborare delle vere e proprie mappe iridee (topografie iridee) fondamentali per l’indagine diagnostica, ma spesso molto differenti tra loro. Tale diversità dipende dalle ipotesi assunte da ogni singolo studioso, diversità che quindi non riguarda solo la topografia iridea, ma anche l’interpretazione dei segni iridei. Vari sono gli strumenti e le tecniche utilizzati per osservare l’iride: semplici lenti di ingrandimento, iridoscopi, lampade a fessura, iridografia (fotografia a colori dell’iride). Nello studio scientifico della iridologia e della topografia iridea in particolare, è fondamentale l’uso di una metodologia statistica, che indaghi le relazioni fra dati fisiologici e patologici dell’organismo e dati iridei, quantificandone in percentuale le corrispondenze.
Una preparazione medica risulta indispensabile in questo contesto di ricerca e di valutazione personale. Soltanto attraverso una valida esperienza pratica, animata da un continuo desiderio di conoscenza, si può giungere nel campo dell’iridologia ad acquisizioni scientificamente accettabili per l’attività medica. Nel corso del Novecento sono stati fatti molti studi in campo iridologico; tristemente noti sono quelli condotti nei campi di concentramento nazisti, dove si studiavano le varie modificazioni delle iridi dei prigionieri, osservabili dopo le torture.