Il Ruolo del Tomografo Retinico Di Heidelberg (HRT II)

 

Fino a pochi anni fa l’importanza della visualizzazione della mappa retinica contenente le informazioni sulla morfologia della regione maculare, del nervo ottico e della retina in toto era quasi interamente affidata all’esame della fluoroangiografia ed in parte alla perimetria.

tomografo-retinico

La fluoroangiografia è una fotografia ottenuta mediante un particolare strumento fotografico dotato di un filtro in grado di imprimere l’immagine retinica sulla pellicola fotografica ottenuta attraverso l’introduzione di un liquido fluorescenico iniettato in una vena del braccio.

Questo esame non è spesso ben accettato dal paziente in quanto, oltre alla sua completa disponibilità è richiesta la dilatazione della pupilla (quindi è richiesto un accompagnamento, ove possibile del paziente, che si ritrova impossibilitato per qualche ora a guidare e a svolgere una normale attività lavorativa).

Inoltre, l’introduzione della fluoresceina in vena può creare talvolta problemi che vanno dal semplice fastidio, alla colorazione della pelle di giallo fino ad una vera e propria intolleranza al liquido di contrasto che talvolta può sfociare in uno shock anafilattico (fortunatamente raro). Non si dimentichi inoltre che per effettuare l’esame è richiesto il digiuno cosa che può rivestire una certa problematicità in caso di pazienti affetti da patologie concomitanti come nel caso del diabete, specie se in pazienti insulinodipendenti.

La perimetria è un eccellente test per valutare la funzione del nervo ottico e della sensibilità retinica dal punto di vista funzionale, tuttavia è un test psico-fisico non sempre agevole perché richiede un’alta collaborazione da parte del paziente (non sempre facilmente ottenibile) e negli stadi iniziali non si manifesta quasi mai un difetto evidente del capo visivo.

L’avvento dell’oftalmoscopia scannino laser con la possibilità di analisi stereometriche delle strutture intraoculari ha fatto entrare l’oftalmoscopia in una nuova dimensione. Nel 1980 sono iniziati gli studi pilota di R. Webb a Boston e di J.F. Bille a Heidelberg per lo sviluppo di un oftalmoscopio scannino laser non invasivo.

Nel 1988 fu presentato il primo tomografo confocale a scansione laser LTS, che diede origine alla famiglia degli HRT I e II. L’apparecchio serve a misurare la forma tridimensionale della testa del nervo ottico nonché a le variazioni di detta forma nel tempo. L’HRT fornisce inoltre attraverso il modulo MEM (Modulo per Edema Maculare) un’analisi dettagliata delle immagini tridimensionali acquisite che produce il calcolo delle mappe dell’edema retinico in grado di offrire uno strumento per valutare la presenza ed effetture esami di controllo dell’edema. Di recente acquisizione inoltre, l’apparecchio è stato implementato con il Modulo Rostock Cornea che permette l’analisi e lo studio di tutta la morfologia corneale.

L’esame effettuato con l’HRT II non richiede alcuna preparazione del paziente. Generalmente un esame con l’HRT può essere eseguito anche senza dilatazione della pupilla, ad eccezione del caso in cui vi sia una notevole riduzione della trasparenza dei mezzi oculari (cataratta).

La ripresa delle immagini deve avvenire senza occhiali e alla presenza di un buon film lacrimale (se gli occhi sono disidratati e, in particolare, per i portatori di lenti a contatto, si consiglia di applicare lacrime artificiali appena prima dell’esame).

Le fotografie ottenute possono essere visualizzate sullo schermo del computer in tempo reale e dopo pochi minuti consegnate al paziente con diverse rappresentazioni che vanno dalla mera fotografia, all’analisi dettagliata dei parametri morfometrici alla rappresentazione tridimensionale retinica.

L’apparecchio consente inoltre di memorizzare, per poter comparare e analizzare nel tempo le variazioni del danno edematoso maculare e di documentare nel corso dell’evoluzione della malattia glaucomatosa modificazioni della papilla e dello spessore delle fibre nervose.