Guardare l’Universo

Il 2009 è l’anno dell’Astronomia. Un invito rivolto a chi non ha mai pensato di avvicinarsi a questa materia e, di conseguenza, provare ad aprire il proprio sguardo sull’immenso, tuffandolo nell’infinità dell’Universo.

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Quello che avevamo solo e sempre visto ricostruito nella finzione cinematografica diventa reale e ci regala l’opportunità di andare oltre, di guardare oltre. Noi esseri umani perennemente indaffarati e sempre di corsa, difficilmente alziamo lo sguardo al cielo; nella nostra vita quotidiana “navighiamo a vista” utilizzando però le luci artificiali che hanno sostituito le stelle. Le hanno proprio oscurate rendendo inutile buttare uno sguardo, anche distratto, nel buio (!) della notte. Così le abbiamo dimenticate.

Quale migliore occasione per riscoprirle?  Quest’occasione che ci facilita il contatto con un telescopio, di guardare dentro per lasciarci sfuggire un “Oh!” di meraviglia. Noi torinesi abbiamo la fortuna di avere l’osservatorio di Pino Torinese a due passi che, affiancato dal recente Planetario, rende possibile compiere un breve ma avventuroso viaggio nelle galassie.

Galassie… già solo la parola evoca il mistero dell’altrove, delle distanze immense ed inimmaginabili. Però a portata di occhio. Riprendendo il tema del coinvolgimento sensoriale provocato dalla visione, quando entriamo in questo luogo siamo immediatamente rapiti dalle sensazioni che ci rimanda l’osservare le immagini di “mondi” che esistono al di là della Terra, ascoltare i suoni dallo spazio, assistere alla nascita del nostro Sistema Solare.

Io credo che tutti noi dovremmo concederci il privilegio di osservare una stella o un pianeta attraverso un telescopio almeno una volta nella vita, perchè è una lezione che non dimenticheremo. Sono consapevole dell’azzardo ma, prendendo spunto dall’esperienza personale, la potrei definire spirituale.

Per me è stata un’emozione incredibile avvicinare il mio occhio al telescopio per osservare una stella, “sentirla” così vicina da poterla toccare dimenticando gli anni luce che ci separano.  L’emozione che sfocia nello spirituale deriva dalla consapevolezza di osservare con i propri occhi quello che esiste al di fuori, oltre il pianeta sul quale viviamo per rendersi conto della sua perfezione, percepire quasi l’esistenza di un pensiero superiore dietro tutto questo.

Gli Indù lo definiscono il  “respiro di Brahma” una bellissima descrizione che ci aiuta a capire come l’Universo non sia statico, ma al contrario si muova, si evolva, cambi. Nonostante noi. E’ proprio così, nonostante noi terrestri, che  pensiamo di essere tanto importanti ed insostituibili non siamo che un granello di sabbia posto in un preciso punto dall’ordine planetario.

Non siamo nulla. Da questa riflessione deriva l’importanza di permettere ai nostri occhi di “vagare” nell’Universo perchè ci ridimensiona e ci fa vedere, una volta di più, come le nostre cattiverie, le nostre guerre siano assolutamente inutili ai fini dell’esistenza. Fanno male solo al nostro pianeta perchè, appena un po’ più in là, altri pianeti, altre galassie ruotano e si muovono nella perfezione e nella bellezza, ignari della nostra esistenza.

Ecco perchè dovremmo tutti noi “buttare“ un occhio nell’Infinito ed accoglierne l’invito a rientrare nella sua perfezione, per dare finalmente spazio al rispetto della vita e della sua bellezza. Per lasciarci coinvolgere dal respiro di Brahma.