La Congiuntivite Allergica Malattia Stagionale o Perenne?

Per allergia si intende una reazione alterata di difesa dell’organismo a determinate sostanze ambientali, chiamate allergeni, che sono innocue nella maggior parte delle persone. Quando l’allergene viene a contatto una prima volta con l’organismo, si verifica una reazione allergica che determina la produzione di IgE (anticorpi chiamati reagine).

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Le allergie più comuni sono:

  • rinite allergica (o raffreddore da fieno) e congiuntivite allergica
  • asma
  • eruzioni cutanee allergie alimentari
  • allergie da punture di api o vespe

Vi sono anche altri tipi di allergie, per esempio ad alcuni farmaci o antibiotici. Spesso la reazione allergica ha inizio in persone geneticamente predisposte, entro i primi 40 anni. Si può sviluppare sia in ambiente chiuso che all’esterno. I fattori determinanti possono essere:

  • gli acari (nel 90% dei casi)
  • il polline di fiori o di piante (nel 70% dei casi)
  • gli animali domestici (nel 40% dei casi, soprattutto nei bambini)
  • gli alberi
  • le spore fungine
  • gli alimenti.

La Congiuntivite Allergica

La congiuntivite allergica è una infiammazione della congiuntiva, cioè della membrana che ricopre la superficie del globo oculare e la parte interna delle palpebre. Tra i sintomi quello più comune è il prurito, seguito da una lacrimazione eccessiva che ha lo scopo di eliminare la sostanza nociva. La congiuntiva è gonfia ed arrossata.
Il medico dà una diagnosi basandosi sull’anamnesi del paziente. In questo caso vengono fatti dei test cutanei di provocazione per la ricerca delle IgE specifiche. Una volta identificato l’allergene che ha causato la congiuntivite, si consiglia di evitarne il contatto.

Per ridurre l’irritazione si prescrivono dei colliri antistaminici. In commercio ne esistono diversi con componenti farmacologici differenti, che ai nostri giorni sono sempre più utilizzati. Ricordiamo che l’uso di colliri a base di cortisone deve essere esclusivamente demandata al medico oculista.

Il Patch Test

Questo test è prescritto quando la pelle viene a contatto con sostanze allergeniche. La pelle presenta arrossamento e comparsa di bollicine che generano un liquido trasparente provocando prurito. Tra i principali prodotti che causano questo tipo di allergia vi possono essere gli ingredienti dei cosmetici, il nichel, i conservanti, alcuni farmaci, i coloranti.

Con il patch test si riesce ad individuare l’allergene principale. Una volta individuato basta non entrare in contatto con tale sostanza. La prima cosa da fare è una visita specialistica, dove viene raccolta l’anamnesi del paziente, quindi vengono osservate le lesioni cutanee per far sì che il medico orienti la sua diagnosi. Il patch test consiste nell’applicare sulla schiena o anche sul braccio, dei cerotti contenenti gli allergeni delle sostanze sospette.
Questi cerottini vengono lasciati sulla pelle per circa tre giorni. Se dopo questo tempo, si forma una chiazza rialzata, arrossata e pruriginosa, il risultato è positivo. La serie di allergeni che fanno parte del patch test standard comprende 40 sostanze che sono la causa più frequente delle dermatiti allergiche, ed è chiamata serie Girdca.

A questo standard possono essere aggiunti ulteriori cerotti contenenti allergeni che in base alla visita precedente il test, si può pensare che possano essere responsabili dell’allergia. Sul referto del patch test vi sono dei simboli che servono ad identificare il risultato:

Un segno positivo e uno negativo o un punto interrogativo (+- oppure ?) indicano dei dubbi e quindi è il caso di ripetere il test;

R.i. significa risposta irritativa quindi l’allergene non scatena reazioni di difesa dell’organismo ma solo una risposta di tipo irritativo e quindi significa che la pelle ha una maggiore sensibilità nei suoi confronti;

Uno, due o tre segni positivi (+, ++, +++) significa che è presente l’allergia: + lieve, ++ moderata, +++ intensa. Reazione tipo IV significa che la pelle è risultata allergica alle sostanze testate.