Campo Visivo Tra Uomo e Cane: Le Differenze Sono Molte

Il campo di visione è l’insieme dei punti dello spazio che un occhio immobile può abbracciare. Uno stato di sofferenza della retina, delle vie di conduzione o dei centri corticali, si manifesta con alterazioni del campo visivo. Il campo visivo è caratteristico di ogni specie.

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Nel cane esso è molto più ampio che nell’uomo. Se noi prendiamo un cane a muso lungo, ad esempio un setter, l’ampiezza è veramente notevole; può raggiungere i 270 gradi, in questo caso l’animale può vedere, in parte, anche che cosa avviene alle sue spalle. Lo svantaggio di tale situazione sta nella ridotta visione stereoscopica, cioè nella capacità di percepire il senso di profondità.

Riguardo a quest’ultima, occorre ricordare che, nella visione binoculare, non sono visti singoli solo gli oggetti situati sull’oroptero (insieme dei punti nello spazio, in genere avente la forma di una linea curva con la concavità rivolta verso l’alto, la cui immagine viene a formarsi su punti retinici corrispondenti), ma anche altri che sono visti in vicinanza dello stesso. In questo senso si può dire che, ad un punto X su una retina, non corrisponde un altro solo punto X sulla retina controlaterale, ma una piccola area, la cui proiezione nello spazio viene chiamata “area di Panum”.

Essa appare sempre più piccola nella zona del punto di fissazione e più ampia man mano che andiamo verso la periferia. Da ciò deriva che di un oggetto posto nello spazio, l’occhio destro vede più dettagliatamente la parte destra e viceversa l’occhio sinistro. Le immagini retiniche quindi sono lievemente dissimili e cadono su aree retiniche non perfettamente corrispondenti.

La fusione (cioè la capacità di percepire come immagine unica le due immagini simili che cadono sulle retine), per quanto detto sulla ”area di Panum”, agisce allo stesso modo, conferendo però all’oggetto un’impressione di solidità e profondità.

La visione stereoscopica risulta quindi determinata dalla disparità con cui vengono visti gli oggetti compresi dentro “l’area di Panum”. Vediamo come, nei cani a muso lungo, il campo di visione dell’occhio destro e di quello sinistro si sovrappongano solo per uno spazio ristretto e quindi l’area della visione stereoscopica sia molto ristretta.

La situazione migliora nei cani con gli occhi posti in posizione più frontale, come nel boxer. In questo caso l’area della visione stereoscopica aumenta e diminuisce l’ampiezza del campo di visione. Infine, nell’uomo, notiamo una notevole diminuzione del campo di visione rispetto alle due situazioni precedenti, a vantaggio però dell’aumentata ampiezza della visione stereoscopica.

Dall’osservazione della figura, notiamo inoltre che, nei cani, a seconda della lunghezza del muso, esiste una zona, davanti al loro naso, in cui l’animale non vede affatto, perché situata nei cosiddetti angoli morti coperti dal muso. Nell’uomo invece tale area è praticamente assente, se escludiamo la punta del naso, che non possiamo vedere.

Nel cane è, in definitiva, la lunghezza del muso, che determina ampiezza del campo di visione, visione stereoscopica e zona morta, ove la visione è praticamente assente.