Blefarospasmo, un disturbo che toglie la vista

La natura del disturbo chiamato blefarospasmo è riconoscibile nei due termini che compongono questo nome: il primo, blefaro, è la radice di origine greca che si usa in medicina per indicare le patologie o gli interventi legati alla palpebra; il secondo, spasmo, indica una contrazione involontaria. Il blefarospasmo è quindi la contrazione involontaria dei muscoli della palpebra; un disturbo che, nei casi più gravi, può portare alla cecità.
Identificare questa patologia nelle fasi iniziali è difficile, perchè i sintomi possono essere molto leggeri, e quindi poco riconoscibili.
Le palpebre sono due membrane, una inferiore e una superiore, con il compito, insieme alle ciglia, di proteggere l’occhio dalla luce e dalla polvere presente nell’aria; circa ogni dieci secondi compiono un movimento di chiusura e rapida riapertura che serve a irrorare l’occhio di sostanza lacrimale, prodotta nelle ghiandole presenti nelle palpebre.
Quando nell’occhio si inserisce un corpo estraneo, o quando l’occhio è colpito da una luce particolarmente forte, si produce una spontanea chiusura e riapertura più veloce, chiamata ammiccamento: l’aumento incontrollato degli ammiccamenti, o battiti incontrollati delle palpebre, è uno dei primi sintomi del blefarospasmo.
Tra le prime avvisaglie di questo disturbo è possibile inoltre avvertire irritazione o stanchezza degli occhi: sintomi che possono essere sottovalutati e interpretati come espressione di uno stato di stanchezza più generale, o collegati a stati di ansia e tensione emotiva. E’ proprio in momenti di esposizione a luce intensa o stress che compaiono i disturbi, almeno nella fase iniziale, mentre nei momenti di riposo, e in particolare durante il sonno, gli spasmi si riducono fino a cessare del tutto.
Gli spasmi, inizialmente poco frequenti e di piccola intensità, possono diventare più assidui e più ravvicinati, ed estendersi anche a tutto il viso. Nei casi più gravi, l’individuo perde la capacità di controllare apertura e chiusura delle palpebre, e queste ultime possono rimanere serrate anche per molte ore, provocando quella che viene chiamata “cecità funzionale”, proprio perchè il paziente non riesce ad aprire gli occhi.
Quando la contrazione diventa incontrollabile all’individuo, si parla di distonia, ossia difficoltà motoria involontaria.
Quello che è stato appena descritto viene definito “blefarospasmo essenziale benigno”, anche chiamato primario, per differenziarlo da quello secondario, che può intervenire come conseguenza di altre condizioni patologiche, come lesioni cerebrali o sclerosi multipla.
Le cause del blefarospasmo non sono note, ma gli studi condotti evidenziano diverse possibili radici. Sembra che questo disturbo possa originare dal cattivo funzionamento dei gangli basali, strutture di materia grigia, la stessa materia di cui è composto il cervello, che si trovano alla base del cervello stesso e che regolano la coordinazione e la gestione del movimento e delle contrazioni muscolari. La disfunzione dei gangli basali ha come effetto la perdita di controllo sulla contrazione dei muscoli delle palpebre.
Non è da escludere che tra le cause possibili del blefarospasmo possa esserci anche la predisposizione genetica; il rischio aumenta anche in presenza di comportamenti specifici, ad esempio il consumo di alcool, tabacco, caffeina; infine, la costante esposizione a situazioni di stress o ad agenti irritanti può essere determinante nell’insorgere del disturbo.
La necessità di una diagnosi accurata è fondamentale, per poter trattare il blefarospasmo nel modo più corretto.
Una patologia che rende difficile la vista, che sottopone gli occhi e magari anche il viso a contrazioni incontrollabili crea evidenti difficoltà nella vita di tutti i giorni; il fastidio e l’irritazione diventano invalidanti, e si rende necessaria una terapia che permetta al paziente di recuperare la vista e tornare ad essere lucido ed efficiente.
Non esiste un trattamento risolutivo di questo disturbo. Tuttavia è possibile ridurre la sua incidenza sulla salute del paziente con diversi rimedi.
Il trattamento farmacologico viene effettuato con miorilassanti e sedativi, generalmente per trattare i casi più lievi.
Nella maggior parte dei casi si utilizzano iniezioni di tossina botulinica, la stessa che è alla base del più conosciuto Botox, usato per ridurre le rughe. Le iniezioni vengono fatte con un ago molto sottile direttamente nello spessore delle palpebre, e hanno un effetto rilassante sulla muscolatura, riducendo le contrazioni tipiche del blefarospasmo. I benefici possono iniziare subito o qualche giorno dopo la somministrazione, durare qualche mese e si possono mantenere ripetendo il trattamento.
Nel caso in cui il disturbo persista, si può ricorrere a un intervento chirugico chiamato miectomia, ossia rimozione dei muscoli oculari, quelli responsabili degli spasmi e della chiusura involontaria delle palpebre.