Armonia: Siamo Ciò che Vediamo?

Si dice comunemente che noi siamo ciò che mangiamo. Se fossimo anche ciò che vediamo? Così come il cibo viene accuratamente scisso nei suoi vari componenti che danno energia al nostro corpo fisico, anche la visione deve essere decodificata dal nostro cervello che la trasforma in immagini e sensazioni.

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Più il cibo è buono, migliore sarà il rendimento fisico, migliore sarà la qualità di ciò che vediamo ,maggiore sarà la risposta positiva del nostro essere. Noi non siamo solo fatti di cellule che pulsano e lavorano instancabilmente per permetterci di svolgere le funzioni vitali, possediamo anche una parte che non si può vedere, che non si misura con strumentazioni scientifiche, ma che è di enorme importanza per la qualità della vita stessa; è un insieme di sensazioni, emozioni, è quel  terzo chakra che si colloca all’altezza dell’ombelico.

Per i cinesi Dan Tian è la sede dell’energia e della stabilità. Il punto nel quale le emozioni si fanno sentire con tutta la loro forza ogni volta che riceviamo uno stimolo, anche visivo. Una bella immagine, sia essa un paesaggio o un quadro, si riflette su questo punto strategico che ci rimanda immediatamente sensazioni di armonia, un benessere che ci fa rilassare e sorridere anche se siamo da soli. Viceversa immagini brutte, violente equivalgono ad un pugno dato con tutta forza. Non a caso si dice comunemente “ricevere un pugno nello stomaco” riferendosi a fatti sgradevoli.

Sarebbe del tutto inutile mangiare ottimo cibo per poi non nutrire la nostra anima con immagini armoniose che creano un effetto benefico a catena; potremmo addirittura fare a meno degli ansiolitici se prendessimo l’abitudine di staccare un momento gli occhi dal computer per guardare il cielo primaverile o un albero, il nostro gatto che gioca.

Perchè non ci riserviamo qualche ora per passeggiare all’interno di un museo? O semplicemente in un parco? In questo modo faremmo confluire una marea di informazioni positive all’interno di noi stessi, ci costruiremmo un archivio immenso dal quale attingere per riposare l’anima quando ne sentiamo il bisogno. Abituando i nostri occhi alla ricerca del colore e del bello potremmo modificare anche la nostra attitudine alla vita poiché difficilmente saremmo portati a compiere azioni folli dopo avere osservato un quadro di Monet, o esserci fermati per un po’ su un ponte ad osservare i riflessi di luce sullacqua.

Lo spunto per questa riflessione mi è venuto leggendo l’articolo di Antonello Eritreo inerente l’arredo urbano floreale, cancellato a causa della crisi:  Addio Tulipani, Addio. Se ci neghiamo la visione del colore le nostre sensazioni buone diventeranno sempre più rare, fino a scomparire.

Ma attenzione, possiamo ribaltare la situazione senza per forza trasformarci in maestri d’arte o iniziati per contribuire a mantenere il benessere interiore: superando la timidezza ed entrando in un museo, puntando il nostro sguardo sui particolari barocchi di cui la nostra città è ricca. Guardando un albero.

Oppure, più semplicemente, cominciando a tenere un vasetto di fiori colorati sul davanzale ed osservandolo di tanto in tanto, lasciando che la perfezione della natura attraversi gli occhi fisici e si riversi al nostro interno. Ascoltando quei colori diventare sensazioni dentro di noi, permettendoci di sorridere. E di vivere.