L’Ambliopia nel Bambino

Andando in giro capita talvolta di incontrare bambini che portano un’occlusione, cioè una benda o uno specifico tampone oculare su uno dei due occhi con o senza l’aggiunta di occhiali correttivi. Viene spontaneo allora chiedersi:

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  • Qual è il loro problema?
     
  • Qual è lo scopo di tutto ciò?
     
  • Dopo tanto sacrificio riusciranno ad avere dei miglioramenti?

Ci troviamo di fronte ad un problema molto serio, l’ambliopia, che richiede prontezza e decisione non solo nella sua identificazione ma soprattutto nella sua cura.

E’ un fenomeno presente sempre sia in visione monoculare sia binoculare, in presenza o meno di strabismo. E’ una diminuzione dell’acuità visiva in un occhio che non presenta nessuna alterazione strutturale in grado di spiegare questa perdita di funzione. A volte invece lo sviluppo della visione viene impedito da una malattia presente alla nascita o che insorge nella prima infanzia: ad esempio una cataratta congenita, una ptosi palpebrale (abbassamento di una palpebra), uno strabismo manifesto.

Se l’ambliopia riguarda entrambi gli occhi, è molto facile accorgersene perché il bambino dimostra in vario modo di non vederci bene: non segue con lo sguardo, non tende le mani verso gli oggetti, non impara a camminare. Il peggio è quando l’ambliopia riguarda un occhio solo perché pare che il bambino veda bene con tutti e due: con un solo occhio sano riesce a fare tutto ciò che fa un bambino normale. Impara anche a camminare, tutt’al più cade facilmente poiché senza la visione binoculare non acquisisce la percezione della profondità.

Così l’ambliopia monoculare può esistere da molti anni, anche dalla nascita senza che nessuno se ne sia reso conto; talora viene scoperta troppo tardi, in occasione di una visita oculistica a scuola. Bisognerebbe invece scoprirla tempo. Intervenendo subito, l’occhio malato può guarire e mettersi a funzionare, come l’altro, con una correzione. La sua retina comincia perciò ad inviare immagini nitide, che nel cervello possono partecipare alla visione binoculare: Se viceversa si aspetta troppo la scomparsa dell’ambliopia non è più possibile.

Non si deve andare oltre il periodo cosiddetto critico, che coincide con lo sviluppo della visione, in un arco di tempo ristretto: nei primi cinque anni di vita, particolarmente nei primi due. Durante il periodo critico, il cervello mantiene una certa plasticità. In risposta agli stimoli provenienti dalla retina, si sviluppano vie nervose specifiche ed il continuo passaggio di impulsi provvede al loro mantenimento.

Se la malattia colpisce l’occhio più tardi, a sviluppo già iniziato, ma ancora in periodo critico, si verifica ugualmente un’ambliopia. Le connessioni fra le cellule nervose, non essendo più utilizzate, vengono eliminate. Come i sentieri di un bosco abbandonato. Mentre nella corteccia visiva scompaiono le cellule eccitabili dall’occhio compromesso.

Il trattamento dell’ambliopia consiste nell’eliminazione del disturbo che l’ha provocata e nella precoce stimolazione dell’occhio “pigro” previa occlusione totale o parziale con o senza correzione ottica. Risulta perciò chiaro, dopo quanto detto, che la prontezza della diagnosi è fondamentale.

L’ambliopia scoperta e trattata prima dei 3 anni, guarisce in poche settimane (talora solo giorni), identificata tra il 3° e 4° anno, in qualche mese; tra il 4° e 5° anno, in parecchi mesi e c’è qualche probabilità che il recupero della vista non sia totale. Diagnosticata oltre i 6 anni d’età, l’ambliopia diventa quasi del tutto inguaribile.

L’ambliopia dovrebbe essere perciò più prevenuta che curata. Solo quella che dipende da una malattia dell’occhio insorta verso la fine del periodo critico, ha una prognosi migliore: un ostacolo alla visione che inizi dopo i 6 anni, generalmente non produce ambliopia.