Rischio Alzheimer: Un Test per Identificarlo

In un articolo pubblicato su PNAS Online early edition (2005) il dott. Zhong-Lin Lu, neurologo della University of Southern California, ha scoperto che persone con lievi deficit cognitivi, ovvero coloro che con elevata probabilità svilupperanno il morbo di Alzheimer, non trattengono il ricordo immediato di un oggetto, che sfuma non appena loro chiudono gli occhi di fronte ad esso.

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A loro, insomma, manca la “memoria iconica”, in altri termini la capacità di trattenere nel magazzino della memoria recente una certa quantità di informazioni di tipo visuo-spaziali.

In passato il legame tra il deficit di memoria iconica e il morbo di demenza senile era già stato dimostrato. Adesso però c’è un ulteriore passo avanti in questo ambito, infatti secondo questo studio tale deficit si instaurerebbe molto presto, quando ancora i sintomi della malattia non sono manifesti. Ecco perché riconoscere défaillance di memoria iconica in persone anziane apparentemente sane potrebbe essere la chiave per svelare una situazione patologica che si fa strada di soppiatto.

Il morbo di Alzheimer infatti non è che una forma, la più diffusa oggi, di demenza senile in cui, per degenerazione neurale, pian piano l’individuo perde molte delle sue funzioni cognitive mostrando problemi di memoria, apprendimento, attenzione, disorientamento.

La malattia è progressiva e non trova cura oggi se non in alcuni farmaci che però hanno il solo effetto di ritardare l’aggravarsi dei sintomi. L’individuo affetto da demenza, che ben presto avrà bisogno di assistenza continua, spesso poi è riconosciuto come tale solo in ritardo, quando la neurodegenerazione è già a buon punto. Fare in modo che la diagnosi avvenga prima possibile è tuttora un punto nevralgico su cui tutti gli specialisti insistono per migliorare al massimo la qualità della vita del paziente. La misura della memoria iconica potrebbe essere un test che incontra queste esigenze.

La memoria iconica è l’occhio della mente, ovvero una forma istantanea ma temporanea di “stoccaggio” di immagini cui segue la sistemazione delle stesse nella memoria a breve termine. La memoria iconica dura quindi una frazione di secondo. Ma negli individui con leggeri deficit cognitivi la memoria iconica diventa ancora più corta.

Poiché molto spesso sono proprio loro le persone che col tempo potrebbero manifestare l’Alzheimer, ha concluso Lu, eseguire un test della memoria iconica su individui anziani sospettati di andare incontro a demenza potrebbe essere utile a cancellare o rafforzare questi sospetti e, in quest’ultimo caso, a farsi carico di queste persone da subito per sbarrare la strada il più possibile ai sintomi della demenza.