L’intento di queste pagine è quello di unire Arte e Scienza per cercare di spiegare alcuni aspetti della percezione. Entrambe pongono domande simili, ma da lati diversi della stessa moneta. Analizzare alcuni lavori di artisti come Michelangelo, Picasso, Piranesi, Hockney, Monet, ci ha aiutato a capire come gli scienziati di oggi possano arrivare alle proprie conclusioni sulla percezione. Questo lavoro è frutto dello sforzo congiunto di Nicolas Meier con il Prof. Mark Dubin dell’Università del Colorado.
Abbiamo elaborato degli esempi derivati da opere d’arte esistenti per dimostrare alcuni aspetti della visione. In alcuni casi è stato utilizzato il “morphing” tra due immagini esistenti (utilizzando un programma freeware di morphing). In altri casi è stato utilizzato Photoshop per ottenere immagini che riproducessero lo stile del cubismo presente nelle opere originali. (NdR: le animazioni sono state realizzate nel 2001 con i software disponibili in tale data).
Michelangelo ha lasciato alcune delle sue sculture e dipinti incompiuti perché non riusciva ad esprimere la bellezza che pensava dovesse avere la persona. Non completandoli lasciò alla mente dell’osservatore il compito di riempire le zone vuote. Ad esempio, nella sua Pietà la figura in piedi è spesso collegata allo stesso Michelangelo. Consapevole o meno, Michelangelo utilizzò le proprietà della contemplazione per completare le sculture lasciate grezze. Fate scorrere il filmato e decidete cosa succede alla vostra percezione mentre la Pietà Rondanini è “finita” con un viso da un’altra pietà di Michelangelo.
La visione è un processo attivo. Vedere è passivo. “L’analisi della Contemplazione” mostra come la visione sia legata alla costruzione di una immagine e cosa il cervello cerchi per costruire i volti ed infine, la realtà.
Quando guardate una scena vedete in realtà solo una piccola parte in un istante. Spostandovi, il vostro centro di contemplazione “costruisce” ciò che vedete. L’immagine qui sotto mostra come il centro della contemplazione si muove su di un volto per alcuni secondi. Essa mostra dove la contemplazione “osserva” (macchie scure) e come gli occhi si muovano quando guardano quest’immagine (linee da punto a punto).
Nel video seguente si vede una macchia chiara che è stata utilizzata per identificare approssimativamente la visione della vostra fovea. La piccola area centrale di visione migliora se state a pochi passi da questa persona. (Il filmato originale e l’analisi è tratta da: A.L. Yarbus (1967) – Eye Movements and Vision – Trans. L.A. Riggs. Plenum Press).