Dal momento che la vista è senza dubbio un elemento fondamentale nello svolgimento della maggior parte delle professioni, cosa succede quando un lavoratore, qualunque sia il tipo di attività che egli conduce, si trovi, dall’oggi al domani, a fare i conti con la perdita o con una forte diminuzione delle sue capacità visive?
Pensiamo, per esempio, ad un’autista di autobus, ad un geometra, ad un chirurgo ma anche, molto più semplicemente, ad un muratore, ad un sarto od ad un manovale.
In questi casi, non così rari come si potrebbe credere, alla tragedia psicologica dovuta alla comparsa di una grave minorazione, si accompagna frequentemente anche il dramma dell’incertezza del futuro e della paura di perdere irrimediabilmente il proprio posto di lavoro e, di conseguenza, la possibilità di mantenere la propria famiglia.
Sono situazioni terribili. Molti, finché possono, cercano di nascondere il loro stato di ipovedenti per evitare di insospettire il datore di lavoro. Così facendo però espongono se stessi e gli altri a gravi rischi. Altri invece tendono ad abbandonarsi completamente all’infausto destino e rinunciano quindi ad ogni possibilità di riscatto sociale ed economico.
Oggi però forse c’è già all’orizzonte qualcosa di nuovo per gli ipovedenti che vogliano tentare di seguire un percorso di riabilitazione professionale finalizzato ad un possibile rientro nel mondo del lavoro. La legge n. 68 del 1999 infatti introduce anche in Italia la possibilità del cosiddetto collocamento mirato che consiste in un progetto di riqualificazione del portatore di handicap in vista di un suo reinserimento lavorativo in attività e mansioni a lui più confacenti.
Trattasi di un procedimento complesso ma fortemente incentivato e finanziato dallo Stato. Esso parte di solito con un approfondito colloquio e da un esame obbiettivo delle potenzialità funzionali del disabile. Segue quindi un periodo di formazione ed infine l’inserimento guidato da un tutor od in una struttura provvisoria come una cooperativa sociale od una associazione.
Le moderne tecnologie infatti (telematica, telelavoro, sintesi vocali, terminali Braille, videoingranditori, ecc.), consentono ormai di superare parecchie difficoltà e di progettare lo svolgimento di molti nuovi lavori anche per coloro che soffrono di grossi problemi visivi. L’A.P.R.I. si propone oggi, visto anche il successo di un progetto europeo Occupazione-Horizon da essa promosso, di fungere da polo di riferimento regionale per il collocamento professionale mirato dei disabili visivi. Stiamo, a questo scopo, mettendo a punto una banca dati ed una serie di test per selezionare i candidati e mettere in contatto l’offerta e la domanda di lavoro in questo settore.
Invitiamo pertanto gli ipovedenti interessati a mettersi in contatto con il nostro Consultorio di Torino telefonando al n. 011 664.86.36 prendendo eventualmente un appuntamento per un colloquio.