In termini civilistici la legislazione Italiana considera ipovedente e di conseguenza invalido civile, “colui che ha un residuo visivo non superiore ad un decimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione“. In termini pratici ipovedente è colui che nonostante la migliore correzione con lenti tradizionali dispone di una visione peggiore del normo vedente oppure di una visione migliore del non vedente, quindi ipo vedente è colui che soffre limitazioni nello svolgimento della propria attività operativa, indipendentemente dalla loro entità e può trarre concreti vantaggi solo dai sussidi ingrandenti.
Tale concetto estensivo di ipovisione trova la motivazione nel fatto che spesso basse acuità visive non rilevate o mascherate, a volte anche lievi, riducono di fatto le capacità operative e sono concause di incidenti ed infortuni rilevanti, dai costi sociali elevati, o quanto meno sono condizioni limitanti l’evoluzione normale della qualità di vita.
Basti pensare alle limitazioni nella formazione della visione nei neonati afachici, ambliopi e strabici, l’incidenza sulla formazione scolastica nei bambini con forti ametropie o con difficoltà e affaticamento nella lettura, ai problemi di sicurezza nei soggetti albini, fotofobici, reattivi alla luce notturna, oltre ovviamente alle gravi limitazioni provocate dalle patologie invalidanti e senili. Ridotte capacità visive sommate a carenza di comfort limitano le normali attività quotidiane, l’acquisizione d’informazioni, lo sviluppo cognitivo. Spesso gli stadi iniziali dell’ipovisione vengono trascurati o non rilevati.
La prevenzione e il trattamento iniziale dell’ipovisione si avvale di sussidi specifici ma semplici, può iniziare con l’occhiale realizzato in base alla correzione oggettiva, con lenti opportunamente trattate, colorate, filtranti luce azzurra, ultravioletti, melanina, in funzione alla specifica patologia e alla luminosità ambientale, ottenendo in tal modo i massimi livelli di acuità, contrasto, ma soprattutto comfort.
Per proseguire nei vari stadi con sussidi ingrandenti, ipercorrettivi, telescopici, video ingrandenti, multimediali, tattili, sonori, supportati da sedute di training e riabilitative.
L’obiettivo primario consiste nel far si che l’ipovedente impari ad utilizzare al meglio il proprio residuo visivo utilizzando i sistemi ingrandenti più idonei. In termini quantitativi il raggiungimento delle autonomie normali, quali la lettura del giornale, dei libri e testi scolastici, la scrittura, l’osservazione di quanto lo circonda e della televisione, nonché specifiche autonomie richieste dal soggetto in funzione alle proprie esigenze. La tecnologia odierna propone soluzioni oggettivamente efficaci per tutti i casi. Dai neonati agli anziani l’approccio sistemico al problema dell’ipovisione consiste nel porsi obiettivi razionali, concreti ma rispondenti alle esigenze globali del singolo soggetto, acuità, produttività e comfort, riducendo il rischio dell’emarginazione.
La visione globale del problema può coinvolgere più figure professionali ma se ben gestita può comportare solo vantaggi per l’utilizzatore. Inoltre se esistono i presupposti, l’obiettivo può essere ancora più ambizioso, superato il rischio emarginazione favorire lo svolgimento di attività occupazionali e professionali fra le più disparate. L’instaurarsi di un rapporto fiduciario, basato sulla serietà e competenza professionale degli operatori, determina sicuramente risultati concreti con significative valenze professionali e sociali.