Migliorare la Propria Vista Si Può: la Scoperta dell’io, del mio io – 23

Il breve, ma impegnativo, esercizio del mattino: una riflessione su se stessi nell’apprestarsi ad affrontare la giornata, potrebbe aver lasciato un segno nel tempo che segue.

Guardarsi negli occhi e chiedersi, con tutta la sincerità di cui disponiamo (ricordiamo che siamo soli, nessuno ci vede o ci sente), per quale scopo e con quale consapevolezza usciamo dal bagno e poi da casa per affrontare il nuovo giorno.

Per alcuni la giornata trascorre senza che si abbia il tempo di distrarre l’attenzione da ciò che si sta facendo, anche solo per qualche secondo, al senso più pieno e complessivo che diamo all’azione che compiamo e quale considerazione/valore diamo all’oggetto del nostro operare.

Non ci si rende conto che si vive la giornata, pur nell’attività più intensa, completamente soli, isolati. Noi con i nostri progetti, noi con i nostri obiettivi, noi con le nostre idee, noi con i nostri problemi, noi con le nostre passioni, noi con i nostri “conflitti”.

Se ci siamo incontrati con il nostro io, se lo specchio ci ha proficuamente aiutato a riflettere, se il livello di libertà e verità è stato spassionato, ci sarà naturale porci la domanda: “Perché oggi vivo, lavoro, mi impegno, incontro persone simpatiche o antipatiche? Che cosa mi sta più a cuore in ciò che sto per fare?”

Se l’incontro con il proprio io è iniziato in tutta tranquillità e senza interferenze, la conseguenza immediata è lo stupore per un’evidenza che avrebbe anche potuto non esserci: il confine di me è immensamente più grande di quanto abbia mai pensato.

Dal mio incontro con la radice del mio essere e lo stupore per il mio esistere, incontrando i miei simili non posso non pensare/constatare che tutte le persone sono dotate di una forte radice carica di valori individuali preziosissimi.

Vivere è faticoso, dobbiamo mettere in luce quanta della fatica del vivere è prodotta da noi stessi. Portare a galla questa evidenza celata da quello che io definisco caos consumistico, è come mettere in moto la nostra automobile forse ferma da troppo tempo.

Guardiamo il contachilometri della nostra vettura che credevamo essere esausta da tanti anni passati a correre in strada e scopriamo che invece dei 300.000 km che credevamo avesse, lo strumento segna zero. Non abbiamo percorso nemmeno un centimetro, può accadere di rendersi conto che in tutte le vicende della nostra vita non ci siamo mossi né avanti, né indietro, il nostro movimento è stato circolare attorno allo stesso punto.

Ecco che accade un’altra cosa inaspettata: non siamo per niente dispiaciuti di ciò che è stato perché la gioia di poter ingranare la marcia e partire per l’esperienza della vita relativa al nuovo traguardo, annulla ogni altra considerazione riferita al passato, anzi, ne diventa il propulsore.

La giornata, pur sviluppandosi sempre allo stesso modo: sempre gli stessi problemi e grane da risolvere, sempre lo stesso collega o capo da sopportare; la giornata, pur essendo sempre uguale alle precedenti, cambia d’improvviso colore. Nella giornata c’è un elemento nuovo: la ricchezza del mio io circondata da tanti io, diversi sì dal mio, ma almeno ugualmente ricchi e unici.

Sì, perché se riusciamo a notare la bellezza unica e irripetibile del nostro io, renderla il più possibile stabile, ci rendiamo conto, guardando il volto di chi ci sta di fronte, che anche l’altro è dotato di ricchezza che solo lui possiede. Riconoscere la bellezza unica del nostro io, iniziare a conoscerne i particolari, cambia così anche il rapporto tra me e gli altri.

Per questo non è necessario che tutti abbiano lo stesso percorso di crescita, anche quello qui proposto è artigianale, simbolico, essenziale. Lo specchio e il nostro stato “incontaminato”, illuminato dal primo chiarore del nostro giorno rappresenta solo l’inizio di un cammino che sceglieremo di fare con gli amici, con tutti i nostri simili che ci vivono accanto, tra gli uomini e nella società.

Abbiamo bisogno di verità, anche solo di una piccola verità, una verità inizialmente anche solo accennata; abbiamo bisogno di verità per iniziare a costruire la nostra vita; la verità è il fondamento unico sul quale è possibile costruire.

La verità è che in me sta un tesoro di inestimabile valore, un tesoro che le mie mani certo non si sono guadagnate, un capitale enorme da investire che libera la mente dall’immagine stereotipa del valore. Oggi vale la donna bella e l’uomo forte, vale slow food, vale andare a Capo Nord, vale essere leader, vale avere almeno 150 cavalli sotto il cofano dell’auto, vale un 80 pollici extra piatto, vale smartphone android, vale la griffe, ma soprattutto valgono gli occhiali da sole indossati sempre: giorno e notte, dentro e fuori, con il sole e con la pioggia.

Non più volti ma maschere, chiediamoci il perché sentiamo un così forte bisogno di nasconderci; forse temiamo che dai nostri occhi possa trasparire un’identità debole? E se è così perché siamo così spaventati dalla nostra debolezza?

La debolezza non è un difetto di cui vergognarsi; la debolezza, come la paura, ci aiuta a porre l’attenzione su un aspetto della nostra realtà che non conosciamo; si interpreta (verso gli altri e verso noi stessi) come debolezza ciò che invece è discrezione, timidezza, rispetto dell’altrui libertà.

Possiamo anche essere deboli allo stato puro ma non siamo solo deboli. Il proverbio dice che chi si fa pecora il lupo se lo mangia (tengo a precisare che amo i lupi e non li considero animali assetati di sangue), ma il lupo (quando ha fame) mangia le pecore anche se portano gli occhiali da sole, al massimo poi sputa le stanghette.

E se poi non si riesce proprio ad evitare che il lupo mangi la pecora, speriamo almeno che il pasto gli vada di traverso. Insomma, non si può vivere estate e inverno, giorno e notte, con gli occhiali da sole sul naso per evitare di stuzzicare la fame del lupo, per mettere la maschera dell’uomo forte che poi non è.

Se si abitua l’occhio allo schermo delle lenti scure a lungo andare si rimarrà abbagliati anche da un lumino e ci troveremo costretti a muoverci al buio nel quale tutti vedranno quella persona talmente forte da sembrare impenetrabile, ma la persona in questione (essendo impenetrabile) non si accorgerà della presenza di un bellissimo fiore proprio lì, accanto a lui.

Guardiamoci bene, ascoltiamo senza censure quello che abbiamo da dire, non proviamo scandalo della nostra presunta “debolezza”, siamo fragili ed è proprio lì, nella fragilità, la forza del nostro essere umani.

Dimenticavo: per eseguire l’esercizio del mattino occorre non indossare occhiali da sole… nemmeno se sono a specchio.