DiSturbiVisivi – 7 – La Bellezza

La bellezza: il nostro interesse in ogni cosa, è la ricerca della bellezza; tutte le proposte hanno come comune denominatore la bellezza; qualsiasi prodotto deve essere il più bello possibile. Sia un’automobile, una sedia, un piatto di fagioli, la copertina di un libro; un’arancia, un maglione, un abito da lavoro; in tutte le cose noi notiamo, prima di ogni altro elemento, la bellezza; prestiamo poi attenzione ad altre poche caratteristiche.

arancia
Una bella amicizia, una bella coppia, una bella gita, una bella mostra; tutte queste cose belle si posso apprezzare e soprattutto vivere se si poggiano sulle solide fondamenta della conoscenza della nostra stessa bellezza. Una bellezza fuori di noi, che non comunica con la bellezza del nostro essere, non lascia traccia e noi non sapremo mai se quella era vera bellezza o se noi non siamo stati capaci di entrare in relazione.

Ci vestiamo della bellezza comprata, assumiamo atteggiamenti “vincenti”; esibiamo idee innovative; rincorriamo status sociali di prestigio; annoveriamo tra le nostra “amicizie” personaggi importanti; arrediamo una “casa” con il meglio che il mondo offre e siamo sempre più soli; nemmeno il nostro io è più con noi.

La bellezza non è proprietà di nessuno, la bellezza trascende ed è connaturata all’uomo; si può comprare un oggetto bello, un bel dipinto, ma, se la bellezza di questo dipinto non è condivisa, essa diviene sterile e nessun frutto di cambiamento da essa potrà mai venire. Alla confraternita della trippa partecipano tutti gli estimatori della trippa, nei loro convivi si gusta quel cibo e di esso si parla. Un bel piatto di trippa! (bello?, bello, sì! Bello perché buono).
In quel convivio esiste lo stesso linguaggio, la stessa sensibilità; tra i partecipanti vi è una forte sintonia di cuore e di papille gustative. In quel luogo, anche il più grande esperto di trippa può imparare qualcosa; in quel luogo, anche chi vi partecipa per la prima volta ne entra a far parte integrante da subito, lì i partecipanti crescono insieme nella loro esperienza su di una strada che non avrà mai fine: la strada della trippa!

Quindi la bellezza non è solo una questione di forma, ma anche di gusto, una questione di “sensibilità”, in un’unica parola la bellezza è una questione di cuore. La bellezza è incontenibile, la bellezza va condivisa; ma questo è un problema che non ci si pone; la bellezza si vende e chi la compra ha – caso mai – il desiderio di esibirla, farla vedere come sua proprietà, ostentarla all’altrui invidia. Condividere la bellezza non è facile, ma questo avviene, si fa esperienza di un’altra fondamentale caratteristica della bellezza: la bellezza unisce; si fa l’esperienza dell’unità.

Tanto più forti sono i legami realizzati dalla bellezza (si pensi all’amore), tanto più la bellezza è autentica, solida, inesauribile, ascetica. Quando ci si accorge che il legame cede e si sfilaccia, ci si accorge che non si è condivisa la bellezza che lo ha generato. È così che avvengono le separazioni, le divisioni; è così che ci si accorge che quell’unità non era proprio completamente vera.

Non credo che sia da rifiutare ogni tipo di bellezza commerciale, anch’io dovendo comprare un cavatappi lo cerco bello e funzionale, prima bello e poi funzionale, se non bello almeno funzionale. Non so voi, ma difficilmente trovo che una cosa bella funzioni davvero bene… sarà un caso?

Il cammino della vita e dell’esperienza che essa contiene, è strettamente legato alla conoscenza della bellezza. Purtroppo, siamo determinati dalla ricerca delle cose; sempre e troppo impegnati dalle preoccupazioni, dalle paure che fanno nascere le preoccupazioni; siamo molto impegnati ad occuparci prima, di cose che forse potranno accadere poi; siamo troppo presi dallo sguardo orientato ad un futuro, fatto di scenari grigi, che temiamo si realizzino e che nel presente cerchiamo di evitare.

La pubblicità, che veicola proposte di bellezza a pagamento (devo dire che ci sono pubblicità di una bellezza assai raffinata), funziona assai bene perché dà risposta e soluzione alle nostre più profonde preoccupazioni. Ci vengono dati consigli su cibi da mangiare che non fanno assolutamente male, consigli su come dimagrire mangiando, su come restare belli e giovani invecchiando, su come conservare il benessere economico continuando a spendere; su cosa fare per non ammalarci mai; consigli su come far crescere i figli belli sani, intelligenti e che sappiano badare ai fatti loro; su come raggiungere il successo; su come liberarsi da ogni problema con un semplice gesto.

La pubblicità ha successo perché fa leva su una immagine che rassicura proponendo la soluzione, facile e immediata, ad una paura, ad una sofferenza, sia essa presente che futura. Questo metodo applicato a noi poveri esseri rimbalzanti ha un successo assolutamente certo.

I rimbalzi di cui parlavamo in precedenza non sono rimbalzi né isolati, né casuali, essi sono tutti legati tra loro e tutti concordi, orientati ad un unico fine: il trapianto della nostra anima con una di ultima generazione: “gratuita”, polifunzionale, modernissima e programmabile a piacere.

Base solida, fondamenta, di questa anima moderna è la certezza, il messaggio dice: “tu sai più e meglio di chiunque altro, tu hai tutte le risposte prima di avere le domande; quando chiedi, verifica che la risposta sia esatta e, se non lo è, chiedi ad altri fino a quando non ti viene data la risposta giusta” e la risposta giusta qual è? È quella che già tu avevi prima che ti ponessi la domanda.

Non vorrei complicare troppo le cose ma la risposta, qualunque risposta, è inutile se non è preceduta da una domanda vera, una domanda che preme con forza dentro di noi: “ecco, lo sapevo già!, l’ho sempre pensato”, sono considerazioni/risposte ad inesistenti domande; direi affermazioni sostanzialmenteinutili: nulla è cambiato.

La bellezza quindi è gratis, è disponibile sempre, è incontenibile, fa diventare la vita vita, cambia “me stesso” facendolo diventare sempre più “io”: insomma la bellezza fa davvero miracoli!