DiSturbiVisivi – 10 – Illimitatamente Belli e Per Sempre – Seconda Parte

fiocco-occhioVorrei dare seguito alla richiesta di alcuni lettori che vorrebbero che riprendessi l’articolo precedente, approfondendo quanto ho detto nella prima parte dello scritto.

La bellezza, dicevo, non nasce nel cuore dell’uomo con un sentimento né sta nella capacità di alcuni individui di evocarlo; nemmeno nel godimento di una particolare condizione sociale o culturale. Non vi sono condizioni in cui la persona vive, neppure la “sensibilità” che possiede la rende capace di possedere o generare bellezza.

È indispensabile avere la certezza concreta che la bellezza non è appannaggio di alcuni “fortunati” ma, liberando il cuore da questo pesante pre-giudizio, aprire gli occhi sulla realtà attorno e dentro di noi.

È diffusa la mentalità di chi dice e vive secondo una miope visione, affermando che le circostanze in cui la vita si svolge neghi o permetta il godere della bellezza; a mio parere non vi è niente di più falsamente pericoloso.

Questo pensiero accompagna il cammino di molti, influenzandone tutti gli atti, orientando la persona a spendere le sue energie e il suo stesso essere interiore nel tentativo di realizzare la condizione esistenziale “ideale” per poter avere e godere della bellezza.

Incontriamo spesso persone scontente e afflitte; alcuni hanno ottimi motivi per esserlo, ma quasi sempre la tristezza e la pre-occupazione toglie dal loro viso il sorriso, cancella da loro cuore la bellezza sostituendola con una idea, una raffigurazione immaginifica dell’esistenza.

La visione della bellezza, come è stato detto in precedenza, è mutuata dall’immagine/messaggio che la nostra società impianta nell’io di ciascuno condizionandone il potere visivo e gettando nella confusione e nell’instabilità il nostro cuore.

La condizione per potersi incamminare sul sentiero della libertà è quella di ripulire da tutto il nostro cuore, sgombrarlo da ogni “idea”, con l’aiuto di un maestro di certificata onestà, “arredare” la nostra individualità con il nostro vero io e di quei pochissimi pensieri indispensabili per poter fare le scelte, il più corrette possibili, nel nostro quotidiano.

Prima di cercare amici cerchiamo di diventare noi stessi capaci d’amicizia, cerchiamo di capire e conoscere l’amicizia. Esercitiamoci ad essere amici (amici è un’altra parola divorata dal consumismo), “chi trova un amico trova un tesoro”, è vero, ma per riuscire a trovare un amico bisogna sapere com’è fatto un amico.

L’amico, il maestro non si cerca e non si trova con lo stesso metodo con cui si cerca un paio di scarpe. Il metodo con cui si cerca, e prima o poi lo si trova, è dato proprio dalla conoscenza che si ha delle caratteristiche che qualificano una persona.

Cominciamo a notare che lo stesso gesto o azione che noi compiamo può essere realizzato in vari modi e questi possono essere tra loro molto diversi; lo stesso gesto lo possiamo compiere usando una delle nostre idee oppure chiamando in causa il nostro cuore: possiamo essere diversi, migliori: possiamo cambiare; il cambiamento è possibile.

Le difficoltà, anche maiuscole con cui la nostra vita nasce e prosegue, oppure quelle che presto o tardi incontriamo; le difficoltà che, invece che risolversi e diminuire si complicano e crescono, sono realtà ma non possono mai essere di ostacolo al possesso e al godimento della bellezza, per quanto sia duro l’esistere nulla può impedirci di nutrire di bello il nostro io.

La bellezza non risolve da sè problemi che, a volte sono irrisolvibili; la bellezza vera è l’aiuto decisivo che ha la capacità di introdurre nella nostra vita la gioia, che non vuol dire ridere e saltare giulivi quando si è nella fatica o nel dolore. La gioia nella nostra vita sta nell’intimo del cuore rendendo la vita, vita autentica; rendendo vita, la mia vita.

Nell’operazione di pulizia del cuore, se è fatta come si deve, riusciremo a buttare via tonnellate di pre-occupazioni, carrettate di pre-giudizi, balle enormi di stoltezze, oggetti inutili raccattati qua e là che appesantiscono come macigni il nostro tempo. Molti soffrono parecchio per delle piccole cose, molti hanno tutta la loro vita condizionata da sciocchezze o da quisquilie e pizzellacchere come diceva Totò; facciamo un’esperienza di liberazione ed eliminiamo il denso fumo nero che queste ottusità generano obbligandoci a procedere non nella luminosità della vita ma nella fitta nebbia.

Il nostro cuore, liberato dal peso dell’inutilità del pensiero, inquinato dal cattivo vedere, inizierà a brillare davanti ai nostri occhi, inizieremo ad accorgerci dei nostri talenti, inizieremo ad apprezzare quale sia il nostro reale valore. Questo accadrà a chiunque: non vi è persona che sia insignificante perché totalmente privo di valore.

La bellezza sta fin dentro la catena del nostro DNA, in noi ci sono semi di piante bellissime che attendono solo la terra giusta per poter germogliare e crescere, donando al mondo, agli uomini capaci di vedere, il loro insostituibile splendore.

Come si fa a vedere bene quando si è immersi in un denso fumo? E quale aria possiamo respirare in tali condizioni (di questo parlerò quando scriverò in un sito di pneumologia)? In quale direzione procederanno i nostri passi?

Può accadere che si soffra molto per nulla e che non si soffra pur avendo forti motivi per farlo. Abbiamo descritto il consumismo mettendo in luce che questo non è solo di un fatto commerciale, che intacca la nostra stessa sfera emotiva creando distrazione, il consumismo sfrenato diventando cultura ci induce a pesare in modo erroneo le nostre occupazioni e pre-occupazioni.

Prendiamoci cura di noi, non stiamo tanto a guardarci attorno, la vita è nostra e il tempo non si arresta; l’istante non torna, non facciamo si che esso trascorra nella nostra indifferenza o malessere. Appropriamoci dell’istante e gustiamolo, l’istante è succoso come un’ottima arancia, nutriamoci solo di arance buone; impariamo a riconoscerle.

Occorre costruire solide basi, essere consapevoli che queste si irrobustiscono nel tempo speso bene, occorre guardare in alto dove il cielo è l’unico orizzonte. La sobrietà e la povertà, che non è essenzialmente essere privi di beni, induce il silenzio che è condizione ideale per l’osservazione da cui deriva una migliore comprensione del reale.

Le mie sono “parole in libertà” ma sono certo che, pur non pretendendo di dare risposte e ricette per vivere, trovino occhi attenti e cuori in grado di andare molto oltre. Parole che desiderano posarsi con delicatezza sulla libertà di ognuno.

Nel caos in cui viviamo, la parola silenzio ha perso parte del suo significato: silenzio oggi è sinonimo di perdita di tempo. Questo mondo occidentale, così sprecone di bellezza, vuole privare l’uomo del tempo, di tutto il tempo, del nostro tempo; il nostro tempo non è più nostro; iniziamo la dura battaglia per la riconquista del tempo che ci appartiene.