Il glutammato monosodico è il sale di sodio dell’acido glutammico, uno dei 20 amminoacidi naturali. A temperatura ambiente si presenta come una polvere bianca cristallina, solubile in acqua.Scoperto nel 1908 dal chimico giapponese Ikeda, è un costituente della Laminaria japonica, un’alga comunemente utilizzata nella cucina giapponese.
Utilizzato nell’industria alimentare come additivo è identificato dalla sigla E621: è un esaltatore di sapidità ed è l’ingrediente principale dei dadi da brodo. In un articolo apparso il 2/2/2009 su Lastampa.it dal titolo “Sovrappeso? Potrebbe essere colpa del glutammato” firmato da Luigi Mondo e Stefania Del Principe il Dott. Perugini Billi mette in guardia dall’utilizzo eccessivo del glutammato monosodico.
L’E261 sarebbe sotto accusa per una serie di gravi effetti collaterali tra i quali la degenerazione maculare senile (DMS) e il glaucoma e l’obesità. Il Dott. Perugini Billi spiega che già nel 1957 alcuni ricercatori stavano studiando l’acido glutammico per capire se era in grado di riparare i danni retinici. In laboratorio su delle cavie scoprirono che l’azione del E261 danneggiava la retina e dieci anni dopo il Dott. John Olney, neuroscienziato americano, decise di utilizzare questo sistema di distruzione della retina per studiare le connessioni tra visione e cervello scoprendo che il glutammato monosodico non solo danneggiava la retina, ma anche aree specifiche del cervello quali l’ipotalamo.
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