Non è un paese per ciechi, alberghi vietati per chi ha un cane guida. Ma la legge lo impedisce

Fonte: Il Fatto Quotidiano – 13.12.2015

“Lei può entrare, lui no”. Succede sui bus, sui taxi e nei ristoranti. Sono 300mila gli italiani affetti da disabilità visive e per molti il cane guida è un ausilio indispensabile che il legislatore riconosce e tutela dal 1974, stabilendo per legge il libero accesso ai trasporti e in ogni esercizio aperto al pubblico.

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A distanza di 41 anni la legge è rimasta sulla carta, nonostante siano state introdotte anche sanzioni fino a 2.500 euro per chi non la rispetta. Per scoprire quando sia diffuso il “rifiuto” basta bussare alle porte degli hotel. Abbiamo fatto un “esperimento” a Milano, seguendo Simona e il suo pastore nella città più europea d’Italia, fresca di Expo e appena premiata dalla Commissione europea proprio per le azioni e le buone pratiche contro la discriminazione dei disabili. Non da tutti. Gli alberghi che non accettano “cani, né cani guida” sono almeno una quarantina solo nel centro della città. Ci siamo andati. E il risultato è una porta in faccia, letteralmente.

Una o quattro stelle poco cambia: il non vedente deve farsi valere contro resistenze surreali. A volte va bene, a volte non basta. Le concessioni poi sono spesso peggiori dei rifiuti: “Se proprio insiste lo facciamo entrare, ma lo tenga sul balcone”. C’è chi per scoraggiare Simona mette subito in conto maggiorazioni per “costi di sanificazione della stanza”. E chi avverte che il cane “non potrà uscire dalla camera e in nessun caso accedere al ristorante con gli altri ospiti”. “Una fatica enorme, un’umiliazione continua”, racconta Simona Zanella dell’associazione BlindSight Project che ha avviato una campagna di informazione per sopperire al deficit di conoscenza dei diritti dei ciechi.