Lenti a Contatto o LAC, La Guida Completa

Le lenti a contatto (abbreviazione: LAC) sono protesi oculari aderenti alla cornea. Grazie ad esse si possono correggere, come avviene con gli occhiali, i difetti visivi come la miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo o la presbiopia.

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Storia delle Lenti a Contatto

Il primo a disegnare una lente a contatto fu Leonardo da Vinci nel 1508. Ma fu solo nel 1820 che Sir John Herschel, un astronomo britannico, suggerì l’idea di creare una lente in grado di adattarsi perfettamente alla forma di un occhio. La creazione di un calco dell’occhio umano si dimostrò però impossibile fino all’avvento dell’anestesia.


BAUSCH & LOMB prodotti per Lenti a Contatto

Un produttore tedesco di protesi oculari, F.A. Müller, creò nel 1887 una lente trasparente in grado di proteggere un globo oculare danneggiato. Ma la prima lente a contatto fu creata in contemporanea nel 1888 dal medico svizzero A. Eugen Fick e dall’ottico parigino Edouard Kalt.

Le prime lenti a contatto risultarono enormemente scomode e si era in grado di sopportarle per appena due ore. Ma grazie allo sviluppo delle tecniche, le lenti divennero man mano più adattabili, sempre realizzate in vetro. Il vetro impediva all’ossigeno di raggiungere l’occhio e aumentava sensibilmente il rischio di infezioni.

Verso la fine del 1940 cominciarono a diffondersi lenti in materiali diversi come il polimetilmetacrilato (PMMA), un materiale anch’esso impermeabile all’ossigeno e successivamente furono introdotte le lenti in idrogel. Infine si arrivò alle lenti rigide gas-permeabili.

Nel tempo le lenti hanno subito considerevoli variazioni. L’attuale disponibilità del mercato consente di scegliere tra diversi tipi di lente e con requisiti altamente specifici. Una prima importante distinzione è fra lenti a contatto morbide, lenti a contatto semirigide e lenti a contatto rigide. Le ultime sono generalmente impermeabili all’ossigeno, ma in commercio ne esistono di permeabili e rispettano maggiormente la fisiologia della cornea.

Lenti a Contatto Morbide

Sono anche dette idrofile per via dei polimeri che inglobano percentuali di acqua (tra il 36% ed il 70%). Questo tipo di lenti sono quelle che meglio si adattano alla natura dell’occhio poiché sono in grado di garantire il giusto apporto di ossigeno dall’esterno.

La frequenza delle sostituzioni e i tempi di utilizzo giornaliero dipendono dal livello di idratazione che possiedono e dai materiali di cui sono composte. Anche se garantiscono un grande comfort, assicurato dalla morbidezza e dalla percentuale d’idratazione della lente, frequentemente si assiste alla formazione di depositi proteici e di sostanze estranee sulla loro superficie che possono dare origine a fenomeni allergici e d’intolleranza.

Per questo motivo è prudente effettuare un’accurata manutenzione e un ricambio frequente delle LAC, operazione questa attualmente possibile grazie alla diffusione delle lenti a contatto monouso “usa e getta” presenti sul mercato di tipo giornaliero, settimanale, quindicinale e mensile.

I rischi d’infezione e le reazioni allergiche tendono così a ridursi sensibilmente consentendo un breve adattamento ed una pratica gestione. Il raggio di curvatura di questo tipo di lenti è adattabile alla maggior parte delle cornee e la loro sottigliezza garantisce un buona ossigenazione della cornea.

Lenti a Contatto Semirigide

Nonostante il nome queste lenti sono appena più flessibili di quelle rigide. I polimeri con cui sono fabbricate permettono più facilmente all’ossigeno di diffondersi alla cornea. I tempi di sostituzione sono decisamente più lunghi rispetto alle lenti morbide e questo comporta una maggiore curanelle periodiche operazioni di pulizia e manutenzione.

Risultano essere vantaggiose in casi di ridotta lacrimazione e particolarmente adatte nei casi di alterazioni della curvatura della cornea come nell‘astigmatismo, nel cheratocono e negli esiti di ferite corneali. Il periodo di adattamento per i portatori è in relazione alla tolleranza iniziale: i primi tempi è consigliabile alternare all’applicazione delle lenti l’uso degli occhiali tradizionali ed associare periodici controlli dello specialista.

Lenti a Contatto Rigide

Sono fabbricate con un materiale resistente non flessibile: il polimetilmetacrilato. La loro struttura impedisce completamente all’ossigeno di raggiungere la cornea, l’unico scambio con l’esterno avviene grazie ai continui movimenti che la lente effettua sulla superficie corneale.

La loro durata è decisamente maggiore rispetto alle lenti morbide e alle semirigide pur essendo caratterizzate da una bassa tolleranza iniziale e a periodi molto lunghi di adattamento. La composizione ne permette una pulizia più accurata e sicura. Le LAC rigide sono le più idonee a correggere l’astigmatismo, ma consentono difficilmente lo svolgimento di attività sportive.

Lenti a Contatto Cosmetiche

Questo tipo di lenti sono state immesse sul mercato per ultime. Non si tratta solo di protesi correttive, ma per lo più di un ausilio cosmetico associato ad esigenze d’immagine della persona. In alcuni casi, possono coadiuvare il trattamento di alcune patologie come l’ambliopia o le opacità oculari.

I portatori possono scegliere tra lenti colorate idrofile e lenti cosmetiche vere e proprie. La differenza consiste nel risultato estetico finale: le prime inducono variazioni parziali di colore nell’iride, le seconde, realizzate con tecnologie sofisticate, alterano totalmente il colore dell’occhio.

Le lenti cosmetiche contengono alte percentuali di colorante: quest’ultimo diminuisce la permeabilità della cornea all’ossigeno e ciò costituisce un limite per la condizione di utilizzo.

Manutenzione delle Lenti a Contatto: Pulizia

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Le soluzioni per lenti a contatto furono inizialmente prodotte in due versioni:

  • umidificante: per favorire il flusso lacrimale
  • da immersione: per permettere la disinfezione

Ad esse seguirono i detergenti tensioattivi e le soluzioni universali, utili cioè sia per la pulizia che per la disinfezione. Questi prodotti sono molto importanti per la manutenzione quotidiana delle lenti a contatto e limitano fortemente l’insorgere di complicazioni.

In particolare le soluzioni per le lenti a contatto proteggono i materiali di cui si compongono le lenti dai depositi proteici e dallo sviluppo di microbatteri in grado di procurare reazioni allergiche.

Per le lenti a contatto rigide le più utilizzate sono le soluzioni umidificantied umettanti. La composizione tensioattiva del liquido è in grado di ridurre la distanza tra le lacrime dell’occhio e la superficie delle lenti. In questo modo si forma un rivestimento viscoso in grado di isolare la cornea e la lente minimizzando l’eventuale attrito.

Il compito di questo tipo di soluzioni è quello di mantenere lo stato di sterilità che precede le operazioni di prelevamento dal liquido conservante ed umidificare nei casi d’insufficienza lacrimale.

Manutenzione delle Lenti a Contatto: Conservazione

Dopo una scrupolosa pulizia, le lenti devono essere immerse nelle apposite soluzioni di conservazione. Distinguiamo delle:

  • soluzioni stabili: specificatamente formulate per lenti rigide o morbide;
  • soluzioni instabili: contengono un antibatterico che si neutralizza e sono specifiche per lenti morbide;
  • soluzioni saline: solo per lenti morbide (ad una temperatura di almeno 100°C)

Qualsiasi sia il tipo di lente utilizzata, dopo l’uso questa è contaminata e quindi è buona norma effettuare quotidianamente le operazioni di pulizia.Periodicamente le lenti devono essere trattate con enzimi proteolitici. Sono disponibili in commercio come pastiglie solubili in soluzione salina o acqua purificata e costituiscono un ottimo mezzo per la rimozione dei depositi proteici che si formano sulla superficie delle lenti a contatto, ma non escludono il tradizionale uso dei detergenti.

Quando le istruzioni per una corretta manutenzione non sono seguite con scrupolo si incorre con frequenza nel verificarsi di complicazioni. Sebbene i portatori di lenti a contatto generalmente ritengano di eseguire con sufficiente cura le operazioni di pulizia e conservazione, oltre il 91% sottovaluta almeno un aspetto importante del trattamento.

Il metodo di prevenzione più efficace continua ad essere l’apprendimento e la messa in atto delle regole fondamentali di detersione e disinfezione quotidiana. Tra le cause più comuni che favoriscono l’insorgere di complicanze vi sono:

  • mani non completamente igienizzate,
  • riposizionamento sbagliato nell’astuccio,
  • utilizzo di soluzioni conservanti diverse,
  • mancanza di controlli periodici.

Al primo segnale di irritazione o rossore insolito bisogna sospendere immediatamente l’uso delle lenti a contatto e consultare lo specialista per individuare le cause.

Come Mettere e Togliere le Lenti a Contatto

In questa sezione potete trovare i consigli utili per mettere le lenti a contatto e per togliere le lenti a contatto.

Utilizzo Eccessivo delle Lenti A Contatto

La cattiva abitudine di indossare le lenti a contatto monouso anche di notte, altera l’equilibrio fisiologico della cornea. Anche i portatori di lenti a contatto tradizionali che le indossano durante il sonno possono andare incontro a complicanze quali:

  • ipossia
  • depositi mucolipidici
  • depositi di calcio
  • Ipossia

Le lenti a contatto formano una barriera all’apporto di ossigeno alla cornea. Le conseguenze dell’ipossia corneale riguardano cambiamenti fisiologici nell’epitelio con una diminuzione delle riserve metaboliche e un aumento della sensibilità e dell’aderenza. L’ipossia corneale può determinare una intolleranza alle lenti, una neovascolarizzazione corneale e dei difetti di refrazione.

  • Depositi Mucolipidici

Spesso i depositi sulle lenti a contatto aumentano la possibilità di proliferazione di funghi, dei batteri e di allergie. Le cause principali sono: le secrezioni oculari, i cambiamenti nella composizione del film lacrimale e i possibili difetti nel materiale delle lenti.

  • Depositi di calcio

Un altro tipo di deposito molto diffuso è quello a base di calcio, un normale componente delle lacrime, che può cristallizzare quando le lacrime diventano più acide a seguito dell’ipossia.