DiSturbiVisivi – 9 – Illimitatamente Belli e Per Sempre

La bellezza dà coraggio, non dà solo ottimismo, non induce quella cosa di cui oggi si parla molto che va col nome di pensiero positivo che ha come unico beneficio di strappare all’infelice o al triste un sorriso che dura meno di un secondo; la bellezza dà senso vero alla fatica. La bellezza dal nostro occhio scende nell’anima e ci rende capaci di vivere davvero la nostra vita e non c’è luogo né persona che ne sia priva.
goccia-di-acqua

La bellezza non è di una condizione sociale o di un ambiente culturale o di una fascia d’ètà. La bellezza non è dei fortunati nati con la camicia, non è dei furbi che si sanno destreggiare nella società. La bellezza non è né del fisico perfetto, né del carattere simpatico, né del temperamento che si fa valere; la bellezza non si eredita con i geni; la bellezza non è del pensiero che immagina situazioni ideali e ambienti bucolici.

La bellezza non è nemmeno uno stato d’animo dato dall’estasi di un sentimento isolato, la bellezza non si raggiunge facendo leva unicamente sulla nostra volontà, non la si ottiene nemmeno per interposta persona. La bellezza non è principalmente un oggetto o un corpo, la bellezza non origina nella perfezione e nella bontà della natura o dei suoi prodotti.

Non è solo una questione di termini è una questione di sostanza che i termini devono indicare con precisione e correttezza; i vocaboli abusati, usati senza tanto pensare ci conducono sul terreno della distrazione dalla vera consistenza che essi indicano ed esprimono.

Ci troviamo nell’esperienza della bellezza e, ci accorgiamo che attribuivamo l’aggettivo in modo generico, notiamo che essa ci guida e spinge il nostro agire nel tempo; lungo il cammino della vita cerchiamo di comprenderla (di prenderla dentro di noi).

Nel silenzio che la bellezza genera in noi, a cui la bellezza in qualche modo ci costringe ed obbliga, diveniamo consapevoli che essa non è incontrata oggi, ma da sempre ci accompagna: è da sempre intimamente unita a noi, in noi. In un certo istante, per un dono particolare, l’abbiamo riconosciuta.

Queste riflessioni sulla bellezza illuminano tante altre parole di peso, anch’esse fortemente abusate. L’idea che balza subito all’occhio è, appunto, che si fa davvero un cattivo uso delle parole, le parole sono inflazionate, si parla tanto, troppo e, quasi sempre, si esprimono giudizi parziali, basati su esperienze parziali.

Si parla per sentito dire, si legge l’articolo di un giornale (nemmeno per intero) e si da fiducia incondizionata a quello che si legge: quella è la verità, è così che vanno le cose. Noi, gelosi delle nostre idee, siamo certi che quello che leggiamo sui giornali, sentiamo alla radio, vediamo e sentiamo alla televisione è la verità

Eppure quanto revisionismo storico, autentico, perché frutto di approfondite e sincere ricerche, ci ha detto che anche la storia non si è svolta proprio come l’abbiamo imparata a scuola su libri scritti da insigni studiosi? Quante notizie sbandierate si sono poi rivelate false e infondate? Di alcune lo abbiamo saputo, di altre no.

Le parole definiscono l’oggetto o la persona cui si riferiscono. Ora vorrei mettere sotto indagine la parola “consumatore”, parola da me molto usata nei precedenti scritti. Ho voluto ripeterla più volte per descrivere nel modo più indelebile possibile quanto essa riduce e abbrutisce l’uomo.

Una parola da eliminare, persino il suono che produce è per me sgradevole. L’uomo oggi è considerato una macchina che consuma, il mondo si regge sulle nostre ganasce che devono macinare ininterrottamente affinché le botteghe possano essere continuamente rifornite. L’uomo che non consuma non esiste, peggio ancora, non vale nulla.

Non è sbagliato definire l’uomo consumatore, non è sbagliato nella nostra società che l’uomo sia definito di volta in volta utente, cliente, paziente, utilizzatore, cittadino, lettore e via di seguito. È triste che l’uomo, sempre più spesso, si identifichi con questi termini. A me da l’impressione che l’essere umano sia stato spezzettato e che il mondo prenda di lui, di volta in volta, quello che gli serve per ingrassarsi.

Dicono che bisogna prestare attenzione a quello che si offre oggi al consumatore, perché il consumatore oggi è attento, non lo si può infinocchiare (i bidoni ormai non si contano più), il consumatore oggi è esigente (rompiscatole), il consumatore oggi ha le idee chiare e sa quello che vuole (almeno così sembrerebbe), il consumatore va tutelato.

È allo studio un’oasi per il consumatore, un vasto appezzamento di terra in cui il consumatore possa consumare in santa pace e senza la paura di essere avvelenato, un posto in cui il consumatore possa muoversi senza la paura di cadere in una trappola, un posto in cui non esiste l’inquinamento da prodotti non raccomandati; tutto in quella zona sarà certificato, anche il medico.

Nell’oasi del consumatore si respirerà la pace; lì verrà curato il consumatore ferito dai bracconieri; lì il consumatore potrà riprodursi in completa serenità, lì nasceranno tanti piccoli e promettenti consumatorini.

Nell’oasi del consumatore solo prodotti di Halta Qualità (HQ), privi di qualsiasi aggiunta; nell’oasi solo natura inalterata e prodotti industriali assolutamente garantiti dall’applicazione delle ultime innovative scoperte mondiali. Nell’oasi vi sarà una sorveglianza strettissima a garanzia della quiete e del rispetto del prezioso ospite, in quella zona protetta si potranno vedere solo spettacoli d’autore, ascoltare musica d’autore, gustare cibi d’autore (sarebbe immorale non fidarsi ciecamente dell’autore…), ecc.

Ecco che il consumatore curato e addestrato, divenuto attento, sapiente ed esigente, ora laureato consumatore consapevole pretende il rispetto a lui dovuto per il rango cui appartiene; esce dalla riserva e affronta la dura realtà munito di tutte le armi che gli sono state fornite nell’oasi.

In qualunque ambiente esso entri basta che si qualifichi come consumatore e tutti accorrono per servirlo solo del meglio; il consumatore non fa in tempo ad aprire la bocca che già il suo desiderio è soddisfatto; nessuno tenta di fregarlo per il timore della sua tremenda reazione, nel timore che ponga mano alle potenti armi della tutela di cui è stato dotato.

Il consumatore ha decretato che così deve essere e così sarà, il consumatore ha sempre ragione, lunga vita al consumatore, nessuno osi contraddire il consumatore perché il consumatore sa, il consumatore sa tutto e, soprattutto, sa quello che vuole e come lo vuole; il consumatore gode di diritti illimitati.

Come si fa a scrollarsi di dosso questo termine così invadente che ha come scopo nascosto quello di identificare la persona nella nostra società occidentale? Non voglio svalutare il grande valore del progresso nelle regole di vendita, oggi imbrogliarci è senza dubbio più difficile grazie al lavoro e all’impegno di tanti di buona volontà. Oggi imbrogliarci è più difficile, ma nient’affatto impossibile.

Propongo l’astensione temporanea e volontaria (non indotta dalla povertà) dal consumo se non per le cose essenziali, limitiamoci a qualche cibo base e basta. Liberiamoci di tutte le cose che non usiamo (in una barzelletta c’era una donna che buttava via tutto quello che non aveva usato da sei mesi e tra queste c’era anche il marito) da tempo, mi raccomando cose e non persone.

Svuotiamo un po’ anche il nostro addome e limitiamoci agli spostamenti che abbiano uno scopo concreto. Questa è un’ottima cura per gli occhi e per il cuore, se siamo capaci di farla per almeno un’ora, in breve potremo notare grandi risultati, se riusciamo a farla per più di un’ora ci verrà senza dubbio voglia di ripeterla anche per un periodo più lungo… illimitatamente lungo.