DiSturbiVisivi – 4 – Rimbalzi Quotidiani

Facciamoci governare dalla bellezza, permettiamo che la bellezza entri in noi e sia l’origine di ogni nostro agire. Siamo Ciò che Vediamo?. È questa l’osservazione di partenza di Anna Maria Robiola, che scrive anche che: “abituando i nostri occhi alla ricerca del colore e del bello potremmo modificare anche la nostra attitudine alla vita”.

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Credo che non “siamo ciò che vediamo” ma che siamo come guardiamo ed è per questa ragione che imparando a riconoscere il bello possiamo modificare attitudine alla vita e, in qualche misura, anche il vivere del mondo. Dopo la digressione floreale vorrei riprendere le mie riflessioni su come usiamo la nostra capacità di vedere.

Il riconoscimento del valore nella bellezza come quello della bellezza nel valore non è puro esercizio dell’istinto e neppure facile conseguenza di un pensiero “breve”. L’uomo cerca la bellezza e il gusto vero della vita senza riuscire spesso ad afferrarlo pienamente. Il tentativo a volte è di poca durata. Allora quel tentativo, quel “lavoro” che non si sa proprio come fare, che non si sa a volte nemmeno di dover fare, viene interrotto e si inizia a “pascolare prati comuni”.

Succede spesso che, per uscire da questa scomoda situazione, si prenda a prestito il bello che altri usano, ci si impossessa di quel bello esibito da altri, si imita quel bello che in altri dà evidenza di successo e lo si fa proprio. Quando questo bello giunge tra le nostre mani e diventa finalmente nostro, quel bello sbiadisce, in quel bello svanisce ogni fascino e attrattiva: non è più bello, non è il nostro bello!

Ci chiediamo perché succede questo e capiamo, se riusciamo a tenere il nostro canale di percezione sensoriale aperto e collegato alla mente, che ci manca l’esperienza, la nostra esperienza. Comprendiamo che questa esperienza che ci manca deve trarre la propria sostanza dalla terra, dalla nostra origine, quell’origine che in parte i nostri vecchi rappresentano. Comprendiamo così che abbiamo bisogno di affinare la nostra acutezza visiva.

Seguiamo il vero bello da autodidatti, siamo noi stessi maestri e allievi. A volte ci inganniamo ritenendo di aver imparato perché abbiamo letto o visto qualcosa, ma non si tratta d’altro che di concetti che confermano quanto avevamo già pensato da noi stessi.

Non abbiamo cercato qualcosa di nuovo ma semplicemente la conferma delle “nostre” idee e pensieri. Dai nostri insuccessi purtroppo nasce spesso il pensiero cinico che nulla di autenticamente bello esiste davvero, che tutte le luci sono destinate a spegnersi più o meno presto. Ci convinciamo che il bello ha solo un valore estetico.

Se il nostro cuore invece ha conservato ancora un po’ di elasticità ci rendiamo conto, come avevamo già accennato in passato, che abbiamo bisogno di un maestro e che questo va trovato e seguito. Trovare un maestro è però impresa ardua, difficile trovarlo perché si applicano alla ricerca i criteri che ci sono stati appioppati quando siamo stati certificati “consumatori”. Una volta consumatori si diventava, oggi il progresso fa si che consumatori si nasce.

Appena nato, anzi ancora prima che il bimbo nasca mamma e papà cominciano a comprare per il pargolo; il bimbo quindi è diventato da subito consumatore per procura. Mi è capitato di regalare a un mio nipotino neonato un pezzo di stoffa, più qualcosina d’altro attaccato, l’aggeggio viene chiamato marsupio. La commessa mi ha chiesto, per il più economico aveva un prezzo vergognosamente alto.

L’aggeggio in questione è l’analogo del foulard utilizzato da mamme del passato e da alcune di oggi non ancora diventate consumatrici, dal costo di quasi niente. Detto accessorio verrà utilizzato per il piccolo solo per qualche mese.

Ho fatto un rapido conto ogni uscita del nipotino costerà decine di euro. Il “consumatore” non appena venuto al mondo brucia più petrolio di uno yachts, allora si mette al mondo il minimo possibile di piccolini: uno ogni coppia. Ho sentito dire che In alcuni posti si riuniscono due coppie e mettono al mondo un solo bambino dando vita ad una sorta di multiproprietà del nascituro, solo così la spesa diventa affrontabile. Il bambino poi ruota nella casa delle due mamme e papà, degli otto nonni, ecc.

Questo metodo, per poter diventare genitore, oltre ad essere accessibile economicamente, previene il disagio del piccolo in caso di separazioni: il bambino nasce già separato, vaccinato insomma. “Consumatori” si nasce, si cresce e ci si evolve. Se nasci “consumatore” sei tra i fortunati, se nasci uomo e basta non conti nulla, di te si occuperanno le associazioni per la tutela dello sfigato.

Cominci a consumare latte che costa più del barolo, poi consumi play station, poi consumi computer, aggeggi elettronici e poi, e durante, consumi sempre MODA. Se salti uno solo di questi passaggi evolutivi finisci immediatamente nel club degli sfigati (se riesci a darti un po’ di tono in quello degli alternativi) e allora lì sarai consumato dalle associazioni o organismi politici che si prenderanno cura di te, ti faranno diventare un soggetto pensante.

Mentre ti dai da fare a consumare nel modo più intelligente che ti viene, mastichi, ingoi e metabolizzi il più letale dei prodotti: le idee

Mi viene in mente l’immagine della palla che rimbalza contro il muro e che viene afferrata dalla mano che la rilancia contro il muro e via, via così all’infinito. Noi iniziamo a rimbalzare dal momento in cui ci alziamo dal letto (prodotti per lavarsi e profumarsi, colazione che ti fa sorridere alla vita solo al pensarla, al vestirsi bene perché hai capito che l’abito fa il monaco) i rimbalzi proseguono alla tua automobile (mai adeguata a te, ma mentendo ti dici che non le hai mai dato importanza: l’auto serve unicamente alla mobilità), poi passi al quotidiano, all’autoradio, al pensiero del collega (il collega pensa sempre, ma di te con te non parla mai; ma tu che sei intelligente capisci lo stesso anche se lui non parla con te di te e, per questa ragione, tu che hai capito perfettamente quello che lui non ha mai detto ne puoi parlare con tutti gli altri colleghi), a quel che dice il collega (in quello che dice il collega ci sono sempre dei sottintesi che tu, che sei intelligente, capisci sempre e per questa ragione puoi parlare con gli altri di quello che lui non ha detto ma che intendeva farti capire). Finito il lavoro, rimbalzi nel tempo libero, assolutamente affollato di consumi, poi rimbalzi sulla cena che se è a casa è accompagnata e seguita da quel dolce strumento che è la TV (generosa, ti fa scegliere tra decine di proposte tutte “diverse”), stanco rimbalzi a letto, ti accingi al sonno e non sai quale sogno scegliere: trombare la collega, un’auto rossa nuova fiammante, una vincita miliardaria, l’esenzione dal mutuo, la povertà per tutti i ricchi, il benessere per te.

A furia di rimbalzare hai tutte le ossa rotte, non sei mai riuscito mai a toccare terra, non hai incontrato nulla di nuovo, sei rimasto uguale a quello di ieri, anzi a dire il vero non proprio uguale a ieri: un po’ più scassato di ieri.

Alla prossima