DiSturbiVisivi – 2 – La Sportiva Rossa

Vorrei riprendere dalla provocazione con la quale ci siamo lasciati. (vedi articolo precedente QUI). Dicevamo che quanto trasferito a noi dalla saggezza dei nostri vecchi, quanto loro hanno sperimentato, nella nostra pratica quotidiana non ottengono lo stesso risultato.

auto-rossa

Si faceva l’esempio del frutto brutto ma dal sapore ottimo, noi scegliamo il frutto brutto ma il sapore è proporzionato al suo aspetto. Perché?

Il perché sta in tutta l’esperienza passata; per scegliere bene noi dobbiamo fare lo stesso percorso/esperienza fatto da loro, seguire i loro stessi passi. Si ritorna alla metafora della cataratta

Non riusciamo a vedere bene perché ci limitiamo a guardare, ci fidiamo totalmente dell’organo “vista”, ci fidiamo totalmente della “immagine”. È faticoso, nell’interpretazione di ciò che si vede, considerare che vediamo solo e unicamente le conseguenze di un processo in atto.

Vogliamo mangiare le arance più succose e dolci, vogliamo acquistare un pesce fresco, desideriamo indossare una bel maglione dal colore vivace, che non si trasformi, tempo due giorni, in un ammasso peloso, dal colore scialbo, portatore di varie nodosità palliniformi di varie dimensioni che degenerano sfilacciandosi; queste via via si staccano e ti si infilano su per il naso, in bocca, tra i capelli (se ce li hai), ti si appiccicano alla camicia, ai pantaloni e persino alle mutande.

Le indicazioni date dai saggi è evidente non bastano: sarebbe troppo facile. Occorre ripercorrere il prima, bisogna indagare tutti i perché. Sei stato attento, ora tenti l’applicazione pratica e, dopo aver assaggiato e buttato via, a mano a mano vari quintali di frutti cattivi, riuscirai a mangiare finalmente un’ottima arancia. Non ti illudere è accaduto perché ti sei distratto e hai “sbagliato” qualcosa… non l’hai fatto apposta.

Non c’è altra soluzione: se vuoi essere certo di non sbagliare, devi individuare un maestro e non mollarlo mai, neppure per un istante, perché con la fortuna che ti ritrovi nell’istante che ti sei perso si è posto in evidenza il criterio corretto di scelta, di giudizio.

Tutto si impara guardando e poi sperimentando: guardando – sperimentando – sbagliando – guardando – sperimentando – sbagliando…

Sono certo che se diventi capace di riconoscere un’ottima arancia non andrai più in giro indossando ammassi di lana che sembrano ancora da cardare. La ricerca delle cose belle e buone deve però iniziare dalla conoscenza di chi sono io, come sono fatto, che carattere ho; identificare i miei bisogni veri. Mi accade di vedere delle belle gonnelline appese a bacini ai quali sono agganciati arti dall’ottimo funzionamento ma dalla forma incerta, occhiali da sole indossati molto dopo il tramonto da “uomini che non devono chiedere mai”; difatti è meglio che non chiedano, tanto la risposta è sempre no.

Un amico un giorno mi fece vedere la sua auto appena acquistata: bellissima, sportiva, rossa, con fanali che facevano luce anche da spenti. Un’auto da conquista. Ma non era un grande pilota così al compimento del millesimo km la bella vettura aveva passato più giorni dal carrozziere che in garage; dal millesimo km il mio amico aveva deciso che non era il caso di ricorre alla chirurgia plastica ad ogni errore di manovra o di precedenza. Al duemillesimo km il carrozziere gli fece un preventivo pari a metà del prezzo della macchina al che il mio amico, riavutosi dallo shock, pensò che era meglio rimandare la spesa. La bella macchina, ormai sfigurata, attirava solo sguardi compassionevoli. Quando gli chiesi quante ragazze avesse caricato, mi rispose che su quella macchina ne era salita una, ma che questa, al primo semaforo rosso, era scesa facendo perdere le sue tracce. Il suo numero di telefono risultava inesistente; i vicini di casa non l’avevano più vista e in ufficio i colleghi gli dissero che si era licenziata senza dare alcuna spiegazione.

Non si dava pace, non riusciva a capire come mai un impegno economico assai superiore alle sue possibilità non gli avesse dato alcuna soddisfazione. Quando gli dicevo: “Guarda che è semplice, non sai guidare” lui si sconnetteva. Le mie parole non riuscivano a giungere al suo orecchio. Il suono, giunto al suo meato acustico, si frantumava su un tappo non di cerume ma di materiale simile all’acciaio.

L’estetica, quindi, deve essere un’estetica per me e solo per me. Avete mai visto due squadre di bambini che giocano al pallone? Si vede uno sciame unito che corre dietro alla palla, anche le porte sono sguarnite. Seguono tutti lo stesso oggetto.

Noi siamo tanti “me” uguali e se decidiamo di distinguerci dalla massa, quando ci incontrano, i turisti ci fotografano. Guardare non è scontato; definire il bello non è immediato.

Cerchiamo di sviluppare un nostro gusto, una nostra individualità quando poi, cercando di uscire dai gusti di massa, cerchiamo e troviamo quella che ci sembra essere la via. Eccola lì la strada, la percorriamo fino in fondo dove c’è la porta che conduce alla libertà. Entusiasti l’apriamo per correre ad abbracciare il nostro io ed ecco che al di là della porta non c’è nulla.

Tutto pronto (a parte i mobili che te li monti DA SOLO! Che soddisfazione dire agli amici: “Questa libreria l’ho montata io, ci sono volute 50 ore di lavoro ininterrotto ma c’e l’ho fatta. Non è proprio dritta ma a me piace così. Gli sportelli li monto quest’estate quando sarò in ferie, con calma”), cibi, abiti; tutto già fatto, persino le collezioni da intenditori.

Che bello quest’orologio, stupendo. A me sono sempre piaciuti gli orologi e in particolare quelli da tasca, sì, li voglio, li colleziono tutti. Così quello che un tempo era l’esito di una ricerca continua, indagini condotte fino a confini sempre più lontani, spese ai limiti della sopportazione della propria economia, ora è disponibile, comodamente nell’edicola sotto casa, tutte le settimane a soli 19.99 euro.

Collezioni di sassi, di tappi di bottiglia, di macinini africani, di vasi da notte aborigeni, di campanelli dell’età ming, di pipe medioevali, di ombrelli da sole scozzesi, mucche del 700, tutte collezioni bellissime, oggetti fatti a mano uno ad uno, assolutamente complete, fedeli all’originale e, soprattutto, già fatte. Non sai niente delle monete utilizzate nell’antica Roma ma le collezioni e le vuoi tutte: che bello!

Così ora ci chiamano “consumatori”. Consumatori onnivori basta che ci convincano che è bello e quindi è buono e quindi desiderabile e quindi indispensabile. Oltre quella porta sembra che non ci sia niente!

Alla prossima…