DiSturbiVisivi – 1 – Problemi di Vista?

Appena svegli si compie l’atto più automatico e naturale: quello di aprire gli occhi guardare. Chi, subendo anche una semplice congiuntivite, non ha dovuto affrontare gravi disagi nel muoversi o nello svolgere le più semplici faccende quotidiane? L’esperienza ci fa rendere conto più concretamente quanto sia importante il vedere.

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Non si riesce a leggere, non si può lavorare, non si possiedono più come prima le informazioni su quanto accade accanto a sé e nel mondo, si deve rinunciare quindi alla letteratura fonte di distrazione e di ampliamento del nostro conoscere.

Si possono vivere questi deficit visivi come un semplice disagio, oppure con un senso di grave sofferenza, fino a fargli assumere dimensioni di vera angoscia. Quando si vede bene neppure si pensa a quanto sia importante il dono della vista, neppure ci si pone la domanda di cosa ne facciamo di quanto questa nostra capacità percettiva riesce a farci conoscere.

Vediamo la realtà, ma percepiamo la realtà?

Sembra che l’organo della vista sia sempre più o meno malato di cataratta, sembra che l’organo della vista sia il più ingannevole tra i nostri cinque sensi. Sì, vediamo, ma osserviamo attraverso un velo che ingrigisce tutto, non si percepiscono i colori nella loro vividezza e neppure i contorni netti delle forme. È così che vediamo abitualmente: appannato

Cosi vediamo gli oggetti che acquistiamo, quelli che desideriamo, quelli che abbiamo. L’oggetto tanto a lungo desiderato una volta acquistato presto o tardi finisce per non essere più nemmeno ricordato.

L’agognato oggetto ci appare dapprima vestito di una luce ammaliante, fortemente attrattiva, ci affascina, ci conquista. Questa impressione iniziale può durare anche un po’. Il seguito è l’impallidimento progressivo: i colori sbiadiscono fino ad essere insignificanti; ma dove è finito l’oggetto dell’interesse? È lì lo riconosci, è lui. Lo fissi intensamente, ti concentri aspettando che arrivi quell’emozione fatta di godimento, di piacere; ma nonostante gli sforzi ripetuti e tenaci, resta una semplice cosa, inerte, inutile: l’emozione si è dissolta.

Allo stesso modo vediamo la natura fisica, vegetale e animale. Ricordo che i saggi, normalmente anziani, le persone più esperte mi facevano vedere i frutti della terra e mi dicevano: “vedi quelle grinze della buccia, vedi la sua forma allungata, diresti che sono da scartare ma assaggiali e ti renderai conto che sono i più buoni del cesto”.

Effettivamente era così, dolci succosi seppure bruttini, di certo non da scegliere, non da preferire agli altri belli, rotondi, colorati e accattivanti. Così vediamo le persone: alte, basse, simpatiche, giovani, povere; sguardo, forma fisica, aspetto piacevole, liguaggio erudito; quantità e forma della capigliatura e traduciamo questi elementi riassumendoli nel valore che “meritano”.

Consideriamo in tal modo le persone tutte, da quella incrociata per strada e vista per un solo istante, fino alla persona con cui dividiamo la vita magari da decine di anni.

Così, con la vista più o meno appannata, valutiamo, decidiamo: sempre certi delle nostre scelte. Proseguendo nella riflessione notiamo che le nostre decisioni dipendono da quello che vediamo, ma potrebbe corrispondere a quello che abbiamo in precedenza già deciso di vedere. Creiamo inconsciamente uno specchio deformante delle cose e delle persone e questo accade anche nel modo di pensare e ragionare.

Ecco che la vista, già appannata dalla cataratta della nostra libertà di intendere, ci è di ostacolo e di quasi nessuna utilità. Se siamo fortunati qualche buona persona ci fa notare, ci mette il naso di fronte all’oggetto, normalmente di dimensioni giganti, che non avevamo visto affatto bene e ce lo “spiega”. In questa condizione di distanze azzerate e di nessun altro elemento di interferenza nel campo visivo ci accorgiamo con stupore di quella materia e diventiamo consapevoli, per un breve istante, che dovevamo guardare lì per poter decidere bene.

Queste persone si confondono, insieme a tante altre comparse, in una moltitudine di personaggi e vengono comunemente definite “rompiscatole. Si riconoscono per una lucina gialla che hanno sulla testa, è assolutamente vitale non perderli di vista, rimanere in contatto fino a quando non si è riusciti a farseli amici.

“L’apparenza inganna” saggezza popolare. Allora acquisendo detta saggezza si diventa “alternativi”, si cambia criterio, si mangiano le cose poco attraenti, che effettivamente hanno un sapore disgustoso. Ci si accosta alle persone antipatiche ed effettivamente sono antipatiche e scialbe. Ci si veste con noncuranza e quelli che ci incontrano fanno finta di non conoscerci guardando altrove, non si sa cosa. L’argomento si fa vasto, parecchio interessante, direi decisivo per l’esistenza… ed è tutto da esplorare.

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